giovedì 13 novembre 2014
domenica 22 luglio 2012
naturopatia
"Naturopatia"
nature's path,
"sentiero della natura"
( termine coniato nel 1895 dall'americano John Scheel)
E’ il sentiero, la via, la strada della natura per mantenere o ripristinare lo stato di benessere.
Il significato etimologico puo' essere anche derivante e fatto risalire alla parola latina "natura" ed alla parola greca "pathos"
(simpatia, empatia, sentimento, sofferenza)
il cui risultato più logico sembrerebbe essere "empatia con la natura".
In modo olistico e non invasivo, avvalendoci di tecniche come la kinesiologia, o l’ E.A.V. integrata diamo
una guida individualizzata al recupero
e mantenimento del benessere.
metodiche mediche biofisiche
Metodiche mediche biofisiche
Relative potenzialità diagnostiche e ricerca terapeutica
Riscontro
di validità alla luce di conoscenze scientifiche e immunologiche moderne
La più accreditata
è l’Elettroagopuntura secondo Voll, nota come EAV, dal medico tedesco che l’ha scoperta attorno
agli anni cinquanta -sessanta e praticata da molti medici soprattutto in
Germania. Attualmente viene definita più correttamente come Organometria
funzionale sec. Voll, in quanto utilizza diversi punti dei meridiani dell’Agopuntura tradizionale cinese,
accreditata anche dall’OMS, a scopo diagnostico e non terapeutico. I punti cui
fa riferimento tale metodica sono situati principalmente sulle mani e piedi per
una maggiore facilità di individuazione e misurazione.
Un’altra metodica, denominata Vegatest derivata da
questa, consiste nel misurare un unico
punto utilizzando particolari frequenze
di organi e tessuti come filtri e controfiltri. In quanto misure indirette è
più facile che si possano avere dati meno attendibili se non in mani
particolarmente esperte.
I
meridiani di Agopuntura identificati
minuziosamente dalla medicina tradizionale cinese, sono circuiti anatomicamente
non strutturati, in cui fluiscono correnti elettromagnetiche, con frequenze
caratteristiche, generate sia dai processi biochimici fisiologici che
patologici dei tessuti ed organi correlati, ma anche da elementi estranei in
essi presenti.
C’è da
osservare che ad ogni sostanza, come pure ad ogni processo chimico o biochimico
sono associati fenomeni elettrici e, quindi,
correnti elettromagnetiche con frequenze specifiche. Questo perché gli atomi, costituenti
elementari della materia, hanno un
nucleo centrale di protoni con cariche
elettriche positive , ed elettroni, particelle di massa molto minore, con
carica elementare negativa, che ruotando attorno al nucleo generano correnti
elettriche. Anche l’energia che si produce nei fenomeni chimici può essere
determinata mediante la misurazione del potenziale elettrico. Analogamente nelle comuni batterie in cui si ha la trasformazione di energia
chimica in energia elettrica.
Ora è
praticamente indifferente se si misura il potenziale elettrico o la resistenza
elettrica, che un organo oppone a variazioni energetiche indotte dall’esterno,
in quanto esiste una ben definita correlazione data dalla formula V=RI, dove V
definisce il potenziale elettrico in volt, R la resistenza in ohm ed I l’intensità
in Ampère.
E’ anche noto dalla fisiologia che le cellule producono energia
elettrica. A causa della differente distribuzione di ioni potassio e sodio
all’interno ed al di fuori della membrana cellulare si determina una differenza di potenziale elettrico pari circa
a –75mV,. Tale valore di potenziale varia a secondo delle condizioni di salute
potendo essere maggiore negli atleti( -90 mV o più) ma anche minore nei
soggetti malati, fino a divenire –30mV o meno in un malato di cancro.
Anche nella diagnostica strumentale della Medicina Convenzionale ritroviamo
l’Elettrocardiografia, l’Elettroencefalografia, l’Elettromiografia che rilevano
l’attività bioelettrica rispettivamente del cuore, cervello e dei muscoli.
L’insieme delle diverse frequenze presenti in un
meridiano, per fenomeni di interferenza,
danno luogo a quello che si definisce uno spettro elettromagnetico che
caratterizza, appunto, ogni sostanza o processo chimico. Pertanto, ogni
sostanza può essere individuata oltre che
dalla sua composizione chimica anche dal suo corrispondente spettro
elettromagnetico. Infatti, la spettrografia è una tecnica idonea a riconoscere
una sostanza attraverso il suo spettro elettromagnetico.
Anche l’organismo umano, pertanto, è in grado di
riconoscere una sostanza oltre che dalla sua composizione chimica anche dal suo
equivalente spettro elettromagnetico.
Fatte queste premesse, la metodica EAV consiste nella misurazioni dei valori di
resistività dei punti di agopuntura
classici e di quelli trovati da Voll ad integrazione dei primi. Tali punti sono
individuabili per una loro minore
resistività elettrica rispetto ad altri punti della cute. Lo strumento idoneo a
tale scopo è sostanzialmente un ohmetro
ad alta sensibilità e si compone di un elettrodo passivo tenuto in una mano del
paziente e di un puntale di misurazione gestito dall’operatore. Per misurare una resistenza occorre
immettere nel circuito un piccola quantità di corrente, che in questo caso è di
pochi microampere, di segno opposto a quella dei punti cutanei. I valori della
lettura sono espressi in termini di conducibilità,che è l’inverso della
resistività, in una scala logaritmica
convenzionale di unità da 0 a 100.
Dai valori riscontrati sui diversi punti è possibile
dedurre in via generale lo stato di
salute o meno dei corrispondenti organi.
Infatti, se i tessuti o organi vari funzionano in modo fisiologico avranno un
metabolismo tale produrre una certa quantità di corrente in grado di
neutralizzare la corrente esterna
opposta, opportunamente calibrata, che viene immessa nel circuito in
esame. In tal caso l’indice relativo alla misurazione si posizionerà attorno al
valore 50 e, soprattutto, resterà fisso su tale valore. Questa situazione può
essere paragonata ad una porta mobile che rimane ferma se da entrambi i lati
vengono esercitate forze opposte uguali.
Poiché la misurazione interessa l’ambiente extracellulare,
costituito dal mesenchima , se in questa sede si hanno processi infiammatori,
caratterizzati da uno stato edematoso con maggior fase liquida e, quindi, con
maggior possibilità di movimento degli ioni sodio , potassio, cloruri e
bicarbonato, la conducibilità sarà
maggiore di 50. Al contrario, se c’è una condizione di degenerazione
caratterizzato da uno stato di gelificazione che riduce la mobilità dei
suddetti ioni, i valori saranno tanto minori di 50 proporzionalmente alla
gravità dei tessuti correlati.
L’aspetto più interessante a scopo diagnostico si
basa, però, sulla caduta dell’indice che
definisce il valore di conducibilità. Tale caduta è dovuta ad una minore
attività bioelettrica, conseguente ad un
alterato metabolismo dell’organo o tessuto associato al punto, che,
quindi, non sarà più in grado di
contrastare l’intensità della corrente esterna di misurazione e, pertanto,
l’indice tenderà a cadere. In certo qual senso si verifica una situazione assimilabile
a quella della messa in moto di un’ autovettura con la batteria un po’ scarica
dove c’è uno spunto iniziale ma poi cede.
Tale situazione
si verifica per cause diverse: da processi infiammatori correlati a
patologie infettive acute o croniche, da intossicazioni varie, da fattori di disturbo sia fisici, come campi geopatici, elettrici
vari come cellulari, alta tensione, ripetitori, trasformatori, ecc. che chimici
come l’inquinamento ambientale, alimentare, iatrogeno, ecc..
Oltre a questi fattori, anche lo stress psichico può
incidere negativamente sulle condizioni di omeostasi, cioè di equilibrio di
tutti i parametri vitale, cui tende spontaneamente l’organismo. La nuova
scienza denominata PNEI, l’acronimo di psiconeuroendocrinoimmunologia, ha
evidenziato, infatti, una stretta ed integrata correlazione tra i quattro
sistemi che ha reso superate tali singole specializzazioni,
I parametri
quantitativi di vitalità sono molteplici e rientrano in un range di valori ben
codificati per ogni essere vivente. Questi sono la temperatura, la componente
acquosa, il pH, cioè i valori di acidità o basicità, la concentrazione dei vari
ormoni, di molecole neuro-trasmettitrici, dei diversi tipi di cellule
linfocitarie del sistema immunitario come pure di valori bio-elettrici e
magnetici. Alla base di questo comportamento c’è un sistema di autoregolazione
che si può considerare di natura cognitiva, cioè di intelligenza consapevole,
che utilizza processi di feedback o di
retroazione negativa per realizzare il mantenimento di quei valori vitali
compatibili con la vita. Per
comprendere un tale meccanismo di retroazione negativa, si può prendere in
considerazione il comportamento di un termostato fissato su un certo valore di
temperatura. Se le condizioni esterne tendono a far aumentare la temperatura dell’ambiente,
scostandosi dal valore definito, si attiverà un sistema di refrigerazione e
viceversa, se la temperatura tenderà a scendere, si attiverà un sistema di
riscaldamento in modo che, sia in un caso che nell’altro, il valore termico
rimanga costante.
Questo processo di autoregolazione può essere
descritto in termini di sistemi complessi come un attrattore comportamentale
fisiologico. Per descrivere tale concetto possiamo riferirci ad un pendolo con
una massa magnetica. Quando tale massa verrà allontanata dalla sua posizione di
equilibrio, dopo diverse oscillazioni, tenderà a ritornare nella stessa
posizione per effetto della forza gravitazionale. Se viene messo un magnete lungo
la curva di oscillazione, in una posizione diversa da tale posizione, il punto
di equilibrio oscillatorio si scosterà per spostarsi in una posizione intermedia
risultante della forza gravitazione emagnetica . Tutti i fattori patogeni si
comporteranno nella stessa maniera modificando la posizione dell’attrattore
verso un nuovo equilibrio non più fisiologico. Il compito del terapeuta sarebbe
quello di intercettare la natura degli elementi di disturbo sull’attrattore
fisiologico, in modo che questo ritorni nella sua posizione corrispondente a
quello della condizione di salute.
Per poter comprendere e giustificare i processi di
autoregolazione finalizzati alla sopravvivenza dell’organismo umano, ma questo
discorso vale per tutti gli esseri viventi, occorre ammettere che la materia,
contrariamente a quanto finora creduto, ha capacità cognitive, in altre parole:
intelligenza e consapevolezza. Tale pensiero è del tutto estraneo alla Biologia e
Medicina ufficiale in quanto queste sono ancora inserite in un paradigma
cultura cartesiano-newtoniano che si deve ritenere, alla luce delle conoscenze scientifiche
attuali della Fisica moderna e della complessità, di archeologia scientifica!!!
A questo concetto stanno convergendo molti scienziati che si possono
considerare dei rivoluzionari in quanto non si lasciano ingabbiare nel paradigma. Tra questi ritroviamo Varela e Maturana che parlano
esplicitamente di “capacità cognitive della materia”!
Solo riconoscendo queste capacità cognitive si possono
spiegare molte cose che ancora oggi sono
incomprese: le capacità delle cellule di
attuare, anche in condizioni avverse, meccanismi diversi in grado di consentire la loro sopravvivenza.
Questo vale per tutte le cellule ma anche per i virus ritenuti strutture non
viventi. In ogni cellula avvengono migliaia di reazioni biochimiche ad un
livello di complessità inimmaginabile in modo da rispondere ai bisogni vitali
non solo della cellula stessa ma anche dell’organismo di cui fa parte. Quando
una cellula viene infettata o si accorge di essere diventata tumorale e, quindi
a rischio dell’organismo, segnala questo suo stato al Sistema Immunitario
affinché venga distrutta.
Questo
meccanismo è conosciuto in biologia con il termine di apoptosi, cioè di
suicidio programmato. Non si può intravedere in questo anche un
comportamento altamente morale? Che dire della funzione delle cellule
del Sistema Immunitario finalizzata alla conservazione del Sé biologico, cioè
della individualità biochimica di ogni
organismo? Per poter esercitare tale compito, queste devono memorizzare la
composizione chimica delle migliaia di cellule e molecole che costituiscono il
proprio organismo, essere in grado di discernere queste da altre estranee ed
attuare meccanismi opportuni per eliminarli.
Eppure nelle cellule non ci sono quelle strutture
nervose solo alle quali si ritiene comunemente essere associate
proprietà intellettive. Poiché in esse ritroviamo solo molecole, costituite da
atomi ed a loro volta da protoni ed elettroni, dobbiamo necessariamente attribuire anche a questi costituenti elementari una certa capacità intellettiva per poter per giustificare un comportamento così intelligente e complesso finalizzato alla conservazione della vita.
Solo ammettendo questo vitalismo
consapevole si possono interpretare
anche altre tecniche diagnostiche bioenergetiche come la Kinesiologia
applicata, con cui è possibile “interrogare” direttamente un individuo sia a
livello fisico, chimico, emozionale ed anche a livello inconscio, sulla base
delle risposte muscolari, deboli o forti, conseguenti agli interrogativi
specifici formulati. I muscoli diventano, pertanto, uno strumento basato su un
criterio binario, con cui un organismo può esprimersi consapevolmente con un
terapeuta.
Ulteriori
conferme in questo senso derivano da alcune conferme scientifiche come il
teorema di Bell ed, in particolare dalle foto di cristalli di acqua di Masaru
Emoto che danno luogo alla formazione di bellissimi cristalli quando vengono
associati ad essa pensieri positivi, ed assenza di cristallizzazione quando, al
contrario, vengono riferiti pensieri negativi.
Tutto questo può apparire una assurdità in una cultura
ancora ingabbiata, specie in campo medico, nel vecchio modello
cartesiano-newtoniano che divede la realtà nella res cogitans, la mente,
l’anima, unicamente presente nell’uomo, e la res extensa, la materia stupida,
passiva e priva di ogni capacità cognitiva. In questo orientamento la medicina
ufficiale dimostra non solo ignoranza delle conoscenze scientifiche moderne ma soprattutto
anche incapacità di interpretare quelle stesse conoscenze di cui è depositaria.
Probabilmente,
non è affatto da escludere, che anche nella metodica EAV possano essere
presenti eventi della natura sopra accennata.
A tale strumento di EAV si affianca oggigiorno un
programma informatico computerizzato che memorizza tutti gli spettri
elettromagnetici, ricavati con tecniche scientifiche, corrispondenti alle varie
sostanze oggetto di ricerca diagnostica e terapeutica. Ritroviamo così spettri
elettromagnetici corrispondenti ai più svariati tessuti patologici , definiti
nosodi, come ad esempio quello della sclerosi multipla, di una gastrite
cronica, di un certo tipo di tumore, ecc., come pure spettri elettromagnetici
dei molteplici agenti infettivi come
batteri e virus, parassiti, di alimenti potenzialmente non tollerati, di
sostanze tossiche, di farmaci allopatici, ecc., ma anche dei rimedi omeopatici,
omotossicologici, fitoterapici, come pure quelli di diversi organi, fegato, rene, cervello, ecc. ecc..
Nel caso dei nosodi e dei rimedi omeopatici, in
particolare, sono registrati anche gli spettri elettromagnetici corrispondenti a
varie diluizioni che possono essere su scala decimale, centesimale ed altre.
Disponendo ora
dello strumento di EAV e del programma con le registrazioni delle varie
frequenze è possibile eseguire un test diagnostico. Per meglio rendere
comprensibile tale procedura facciamo un
esempio pratico. Misuriamo, ad esempio, il punto di controllo dell’intestino
crasso discendente situato sul dito indice
sinistro lato esterno. Se tale organo è sofferente per esempio, per una
colite ulcerosa ci sarà ovviamente una caduta dell’indice per i motivi sopra
esposti. All’interno di tale meridiano fluirà quindi una frequenza
elettromagnetica specifica del tessuto affetto da colite ulcerosa. Introducendo
, ora, dall’esterno nel medesimo punto, attraverso l’elettrodo passivo, una
frequenza uguale a quella già
presente, si avrà un arresto della
caduta in quanto la sovrapposizione delle due onde elettromagnetiche in
concordanza di fase, determinerà un fenomeno di risonanza dove i picchi e gli
avvallamenti delle onde si sommeranno. Ne deriverà, come conseguenza di tale
effetto un aumento della intensità dell’onda elettrica che bloccherà la caduta
dell’indice. Lo stesso fenomeno si avrà se, introducendo una qualsiasi altra
frequenza, questa, ne troverà una eguale.
E’ proprio su
questo fenomeno fisico della risonanza che si basa la ricezione delle frequenze
radio, dei canali televisivi, dei cellulari, dei telecomandi ecc. attraverso,
cioè, la ricerca della sintonizzazione. La maggior parte delle persone,
purtroppo, non conoscono i principi
fisici basilari degli apparecchi che usano quotidianamente!
Allo stesso modo si può individuare quale o quali agenti infettivi sono presenti in un
circuito di un meridiano sofferente e quindi individuarne le cause anche se in
una condizione solo disfunzionale. Nel caso preso in considerazione, introducendo
, ad esempio, la frequenza dell’ ameba, che dalla letteratura ufficiale si è
trovata in diversi casi associata a tale
patologia, se si avrà un arresto della caduta dell’indice per un fenomeno di
risonanza sopra accennato, questo agente infettivo può essere correlato come
elemento causale della patologia. Lo stesso discorso vale per qualsiasi altra
sostanza tossica o, semplicemente intollerante.
Oltre alla individuazione di una patologia, come
nell’esempio sopra riportato,si può ricercare anche l’entità della patologia
individuando quale è la frequenza, compresa tra quelle delle varie diluizioni, che entra
specificatamente in risonanza. Infatti, le frequenze correlate ad uno stesso
nosode possono essere differenti in funzione della loro concentrazione. Questa
viene espressa come diluizione che può essere in base decimale, centesimale,
cinquantamillesimale, ecc., diluita, cioè, con il criterio di 1/10, di 1/100,
ecc.
La possibilità di individuazione terapeutica si basa sullo stesso principio e
precisamente nel ricercare quale rimedio
è in grado di bloccare la caduta dell’indice. Quindi , in sostanza, lo
strumento in questione mi indica semplicemente se esiste una correlazione, cioè
una risonanza o meno con la frequenza in uso, sia come causa che come possibile
cura. Sta all’operatore differenziare le risposte sulla base della natura delle
frequenze considerate se patologiche o terapeutiche.
Nel caso dei nosodi il blocco della caduta si avrà,
come già detto, per il fenomeno di risonanza.
Nel caso di un rimedio adeguato, il blocco della
caduta può derivare da tre motivi:
a)- il rimedio in questione è in grado di
neutralizzare una tossina presente. In questo caso si deve ritenere che il relativo spettro
elettromagnetico, molto probabilmente, sia in opposizione di fase nei confronti di quello della tossina ed in
quanto tale la
annullerà. Sarebbe
equivalente alla eliminazione di un attrattore non fisiologico. Un fenomeno analogo si ha anche con le onde sonore che, quando sono sfasate di 180°, si elidono
a vicenda annullando il suono. Questa neutralizzazione comporterà l’eliminazione di una condizione di disturbo
al metabolismo dell’organo in esame e ,quindi, ad un suo recupero di maggior efficienza. Su
questa azione si potrebbero scegliere meglio anche i chemioterapici più
adeguati nelle più varie condizioni patologiche. Ad esempio, nel caso di
infezioni batteriche che possono presentare varie resistenze, la scelta
dell’antibiotico sarebbe più immediata rispetto a quella attualmente in uso condizionata dall’esito di
un antibiogramma che richiede del tempo.
.
b)- il rimedio
può stimolare l’efficienza metabolica di un organo favorendo una sua migliore attività funzionale
come nel caso degli emuntori quali fegato, reni, cute e mucose varie quali
quelle polmonari, intestinali, ecc . Questo recupero di funzionalità migliorerà
nel fegato la sua capacità di detossificazione, nei reni e nella cute quella
escretoria delle tossine. In questo senso potrebbero agire i cosiddetti
drenanti d’organo, sostanze cioè in grado di favorire, in generale, la riattivazione della capacità funzionale dei
diversi organi.
c)- la frequenza del rimedio può corrispondere ad uno stimolo al miglioramento
del metabolismo nel caso che ci sia, ad esempio, un deficit enzimatico, ormonale, vitaminico,
minerale, di un pH inadeguato, ecc.
d)- infine, un
rimedio adeguato è in grado di arrestare la caduta dell’indice sulla base del principio
di similitudine che è quello fondante il pensiero omeopatico hanhemaniano. Questo
principio lo esplicheremo meglio in seguito, dopo aver accennato ad alcune
recenti e fondamentali conoscenze immunologiche ufficiali della ricerca medica
mondiale.
Gli aspetti particolarmente
interessanti di tale metodica sono molteplici.
1)- Innanzitutto la possibilità di intercettare una
situazione disfunzionale prima che diventi lesionale. Quindi risulta validissima nella
prevenzione reale, cosa che manca alla Medicina Convenzionale che è solo in grado di rilevare una certa
condizione solo quando questa si esprime
già con parametri patologici. Infatti, nella maggior parte dei casi,
l’evoluzione di un organo verso forme patologiche conclamate può richiedere
anche molti anni con un danno che può risultare irreversibile, dove qualunque
approccio terapeutico risulterà spesso poco o affatto efficace.
In questa fase di disfunzionalità gli unici parametri
rilevabili sono solo quelli fisici bioelettrici derivanti da un iniziale metabolismo
alterato. Le tanto propagandate campagne di prevenzioni inducono ad una
interpretazione errata di queste che dovrebbero essere più correttamente
definite di diagnosi precoce.
2)- La possibilità di rilevare su quali diversi organi
o tessuti uno stesso elemento patogeno agisce e lo stesso vale per quanto
riguarda la terapia che si è individuata
3)- La possibilità di ricercare il primum movens di un
quadro patologico complesso riducendo in questo modo i tempi ed i costi nella
formulazione di una diagnosi e , quindi, di una terapia.
4)- L’individualizzazzione, anche in ambito
allopatico, di farmaci più adeguati ai singoli pazienti. L’organismo, proprio
per le sue capacità cognitive, non fa distinzione tra allopatia ed omeopatia.
In diverse condizioni può avere necessità anche di farmaci di sintesi. Casi
estremi, estremi rimedi.
5)- In campo oncologico, in particolare, oltre ad
intercettare lo sviluppo di un tumore quando questo è in una fase appena
accennata, a livello ancora di alterazione del DNA, consentirebbe anche la scelta del chemioterapico più idoneo.
6)- La possibilità di valutare nel tempo l’efficacia
stessa di una terapia . Oggi, sia la diagnosi di tumore che l’azione terapeutica viene basata
solo su immagini strumentali e su marcatori tumorali ematici che non hanno elevata
specificità, per cui quando questi rientrano nella normalità, non si è affatto
sicuri che il tumore sia totalmente scomparso.
7)- Infine, l’aspetto più interessante lo si
riscontra soprattutto nella sfera delle
patologie croniche dove è possibile individuare l’agente infettivo che le ha
innescate anche se presente solo in una
quantità infinitesima.
Un limite a tale metodica, tuttavia, può derivare
quando le misurazioni vengano fatte in un ambiente inquinato da frequenze
elettromagnetiche derivate da apparecchiature elettriche o elettroniche.
L’ideale sarebbe eseguirle in un ambiente schermato da queste.
Infine, come è ovvio in tutte le metodiche
diagnostiche, occorre una relativa adeguata preparazione dell’operatore.
Nell’ambito della metodica EAV abbiamo varie
apparecchiature e programmi con frequenze in alcuni casi anche integrati. Tra queste, pur avendone utilizzate alcune,
quella che attualmente ritengo, a parer mio e sulla base delle mie personali
esperienze, molto valida è l’Acupro. Il vantaggio di questa è di avere una migliore visualizzazione della
misura dell’indice e della sua caduta, ma soprattutto, oltre ad un elevatissimo numero di sostanze
memorizzate, di ciascuna ha anche le
frequenze di numerose diluizioni sia nelle
decimali, che centesimali, cinquanta
millesimali, ecc.. Questa condizione permette di ritrovare più facilmente sia i nosodi, anche se presenti in quantità
infinitesime, sia le relative concentrazione espresse come diluizioni.
Gli ’interrogativi che possono sorgere a riguardo di
tale approccio diagnostico sono i seguenti:
1)- tale metodica ha un fondamento scientifico?
2)- e se si, perché il mondo della Medicina Accademica
non lo ha preso in considerazione?
3)- i vari rimedi fitoterapici ed omotossicologici, i
più rappresentativi in questo ambito, sono efficaci? Perché non contemplati
nella farmacologia ufficiale?
4)- l’omeopatia ed il
suo principio di similitudine su cui si fonda, può essere considerata una
scienza medica valida e su quali criteri di compatibilità con quelli della
Medicina convenzionale?
5)- l’omeopatia con le sue diluizioni elevate ed
elevatissime può trovare un riscontro scientifico che le giustifichi?
Vediamo di dare delle risposte che trovino dei
supporti nell’ambito delle conoscenze scientifiche attuali e quindi accettabili
e condivisibili.
1)- Rispondendo alla prima domanda, tale metodica di EAV, in quanto sia l’apparecchiatura che le frequenze
registrate nel software sono basati su
principi che soddisfano
pienamente quei criteri di scientificità richiesti e
precisamente di ripetitività e possibilità di riscontri clinici e
laboratoristici. Quindi nessun fisico e tanto meno un qualsiasi medico può
disconoscere la sua validità. Ci possono essere obiezioni invece sulle
misurazioni attraverso il pozzetto esterno di cui è dotato lo strumento.
2)- Il perché, poi,
il mondo accademico non abbia preso in considerazione tale metodica,
deriva dal fatto che la sua cultura è orientata esclusivamente verso la
biochimica a scapito della fisica. Infatti, a fronte di un esame di fisica, a
dir poco ridicolo, c’è un ponderoso esame di Biochimica terrore di tutti gli
studenti di medicina. Quindi, nella cultura medica c’è una grave lacuna di quelle conoscenze oggi
ineludibili soprattutto di Fisica Moderna, che interpreta la realtà soprattutto
come energia dove anche la materia, secondo la famosa formula di Einstein
E=mc2, altro non è che energia condensata
e rappresenta solo il 4% di tutto
l’universo.
Da quanto detto viene ad essere ingiustificata la
considerazione di molti che ritengono la metodica EAV non
scientifica sulla considerazione che se fosse valida sarebbe accettata dal
mondo medico.
Oltre a tali motivi c’è, purtroppo una eccessiva ed
ingiustificata soggezione del mondo medico ad interessi estranei alle sue
finalità, interessi finalizzati unicamente al profitto che comportano oneri
economici enormi per la sanità.
3)- Per quanto riguarda la fitoterapia, viene ignorato
dagli organi medici ufficiali tutto quel patrimonio culturale millenario e
secolare relativo all’uso e benefici di molte piante nelle più svariate malattie.
Questo perché l’industria chimica si è impossessata della gestione terapeutica.
Essa ne ha potuto individuare quei principi attivi di molte piante con
proprietà medicamentose e, dai modelli molecolari di tali sostanze basi,
modificati chimicamente, ne sono derivati numerosi altri farmaci, che seppure
possono risultare più efficaci, tuttavia spesso comportano effetti tossici con
gravi rischi per la
salute. Infatti , in America, organi ufficiale hanno posto al terzo o quarto posto i decessi per
cause iatrogene. D’altra parte, è sufficiente leggere i foglietti illustrativi
di tutti i farmaci per rendersi conto che, a fronte di poche righe per le
indicazioni, segue tutta una serie di
numerosi effetti collaterali, avversi, ecc..
Un esempio vale per tutti, quello delle statine di sintesi, brevettate, anch’esse derivate inizialmente da un fungo, il
monascus, per il controllo del
colesterolo ritenuto, tra l’altro a torto, causa di patologie
cardiovascolari. Le conseguenze negative
di tali statine sono rappresentate
soprattutto dalla loro azione sui muscoli su cui inducono necrosi cellulare. La
vendita di tali statine rendono annualmente alle case farmaceutiche miliardi di
dollari! Un vero gigantesco business! Se
è vero che è più semplice definire gli aspetti farmacologici ed i relativi
dosaggi nel caso dei prodotti di sintesi, è anche vero che vengono escluse
quelle altre componenti presenti nel prodotti naturali che possono modulare e sinergizzare la
rispettiva azione farmacologia, ma in quanto prodotti naturali non brevettabili
escluderebbero il monopolio delle ditte
farmaceutiche.
L’omotossicologia, nata anch’essa in
Germania attorno agli anni 50, ad opera di … oltre ad aver definito le fasi
evolutive dei processi patologici, ha posto particolare attenzione sulle
condizioni dello spazio extracellulare, definito mesenchima, tessuto connettivo
lasso o matrice. Tale tessuto è, purtroppo, totalmente ignorato dalla
medicina accademica pur essendo di fondamentale importanza sia perché è
ubiquitario e sia per i processi disfunzionali e patologici che in esso hanno
sede.
Per meglio comprendere il suo ruolo possiamo paragora
il mesenchima ad un sistema di vie e corridoi che consentono l’accesso ai vari
edifici, gli organi, e appartamenti, le cellule. Se tale ambiente viene
occupato da detriti, rifiuti organici ecc. è ovvio che si verificherà una
condizione di progressivo inquinamento sia delle vie che degli appartamenti.
Allo stesso modo, giacchè attraverso il mesenchima avviene il passaggio dei
nutrienti, degli ormoni, dell’ossigeno veicolato dalla emoglobina, dei messaggi
elettrici, degli elementi del sistema immunitario, ecc. alle singole cellule,
come pure l’eliminazione dei prodotti di scarto del metabolismo cellulare, è
ovvio, anche in questo caso, si verificherà una sofferenza cellulare con tutta
una serie di disturbi, inizialmente funzionali, che diverranno in seguito lesionali.
L’obiettivo fondamentale, che è alla base del pensiero
omotossicologico, è proprio quello di
favorire l’eliminazione delle cosiddette “omotossine”, operazione fondamentale
per un ripristino delle condizioni necessarie per un recupero della piena
funzionalità cellulare e, quindi, dei vari organi , con un miglioramento delle
condizioni di efficienza di tutto l’organismo.
All’uopo utilizza farmaci omeopatici, spesso a bassa
diluizione, combinati con effetti convergenti a favorire la eliminazione delle
omotossine presenti e ristagnanti nel mesenchima. La medicina ufficiale
interviene anch’essa su tale sistema con flebo di fisiologica solo quando ci
sia una condizione di intossicazione acuta, ignorando del tutto l’importante
ruolo che esso svolge. Infatti, in esso,
si svolgono anche tutti quei meccanismi immunitari che, attraverso i processi
infiammatori, consentono la sopravvivenza contro l’azione patogena dei vari
agenti infettivi.
Molti medici, che tanto facilmente prescrivono
antibiotici ed antipiretici, ignorano gli effetti di questi su quei processi
infiammatori che la natura ha saputo approntare nel corso di milioni di anni,
attraverso criteri evolutivi, finalizzati in funzione della sopravvivenza della
specie umana. Infatti nell’infiammazione, oltre al calore, rossore e dolore si
ha anche un gonfiore, dovuto ad un maggiore accumulo di liquidi, che favorisce anche
un migliore apporto di sia di molecole
che di cellule del sistema immunitario ed anche, in seguito, la eliminazione dei residui derivanti dalla
distruzione degli agenti infettivi, in questo modo si perviene ad un pieno
ripristino delle condizioni iniziali di salute. L’azione degli antibiotici ed
antipiretici, bloccando bruscamente questo meccanismo naturale, determina una
condizione di gelificazione del tessuto infiammato con intrappolamento sia di
una parte di cellule infettive ancora vitali sopravvissute all’azione
dell’antibiotico, sia di parti distrutte di queste. Quindi, attivazione di
risposte immunitarie contro quelle strutture molecolari residue e maggior
difficoltà di eliminazione di materiale estraneo. Risultato finale: tempi più
lunghi di recupero con una conseguente prolungata sofferenza e
malessere del soggetto. Poiché esistono due tipi di Linfociti, quelli
definiti Th1 preposti a gestire l’infiammazione ed i Th2, preposti alle
risposte immunitarie specifiche, tra cui esiste un equilibrio naturalmente ben
regolato, bloccando l’azione dei primi con gli antipiretici si sposta
l’equilibrio verso i secondi e quindi più facilità a risposte autoimmuni.
4)- Per quanto riguarda la domanda fondamentale, se
l’omeopatia può essere considerata a tutti gli effetti una Scienza medica,
occorre evidenziare i suoi criteri e le relative corrispondenze con le
conoscenze scientifiche mediche e fisiche attuali.
Occorre porre un po’ di chiarezza in merito ai due
aspetti più controversi dell’omeopatia: il principio di similitudine e le alte
diluizioni
Cenni di omeopatia
Vediamo,
quindi, i fondamenti del pensiero
omeopatico,formulati in modo preciso ed organico dal suo fondatore il Dott. Hahnemann
nei primi anni del 1800, e se esiste una sua possibile integrazione con la Medicina Accademica.
Iniziamo con il primo:
Principio di similitudine
1)- Innanzitutto,
Hahnemann rifiutò il dogma umoralistico dominante ai suoi tempi, che riteneva
le malattie conseguenti ad umori corrotti e che quindi questi dovessero essere
eliminati con salassi,clisteri e purganti, costituiti dalle più svariate e fantasiose
formulazioni con sostanze spesso tossiche. Infatti egli potè constatare non
solo l’inefficacia ma molto spesso un
decadimento delle condizioni di salute conseguente a tali pratiche. Per questo motivo, deluso, egli abbandonò la sua professione di medico
riducendosi a fare il traduttore. In questa sua nuova attività venne a
conoscenza dell’uso della corteccia di china come antimalarico da parte di
popolazioni sud-americane. Egli provò gli effetti di tale sostanza su se stesso
e potè constatare che essa induceva gli stessi sintomi della malaria. Da questo
comprese che se, invece, usata in individui affetti da malaria
agiva favorendone la guarigione.
Formulò quindi il principio di similitudine
sulla base del quale una sostanza che in un individuo sano induce un certo
quadro di sintomi e segni è in grado di guarire un individuo malato che
presenti una medesima situazione clinica. Iniziò una sperimentazione di varie sostanzel più
puri possibili, spesso di natura tossica, somministrandole, in quantità
ovviamente sub-tossiche, su sperimentatori sani e di buon livello culturale
invitandoli a non ingerire sostanze diverse da quelle alimentari comuni. Essi dovevano descrivere, fin dalle prime ore in poi, tutti
i sintomi e manifestazioni varie che derivavano come conseguenza
dell’assunzione di queste sostanze. Evidenziava in particolare quei sintomi che
si manifestavano in più sperimentatori
modo chiaro e ripetuto. Ne valutava l’efficacia terapeutica di ciascuna sostanza
in soggetti con quadri clinici il più possibile sovrapponibili a quelli
riscontrati nella sperimentazione della
medesima sostanza.
In questo
senso si deve ritenere il primo ad aver introdotto un criterio sperimentale nell’ambito della medicina in un epoca in cui
non c’era nessun criterio nella ricerca delle proprietà delle varie sostanze impiegate
come farmaci.
Questo
criterio di sperimentazione è molto più interessante che non quello di
utilizzare le cavie od altri animali in quanto esistono differenze sostanziali
nei metabolismi umani ed animali. Oltretutto l’animale non può riferire quei sintomi
che, invece, ad un uomo sarebbe possile. Per cui traslare dati da una cavia
all’umano rappresenta un criterio troppo
riduzionistico e non affidabile. Si eviterebbero molte sofferenze e sacrifici
di molti poveri animaletti.
Anche la
medicina ufficiale ha utilizzato lo stesso criterio hahnemanio di
sperimentazione e lo ha fatto per conoscere gli effetti delle varie citochine
come ad esempio, le IL2, la
Sostanza P , TNF il tumor necrosi factor, ecc.
Il concetto hahnemaniano
di psora, ovvero di malattia cronica.
Nei suoi
studi egli osservò che in alcuni tipi di
malattie l’azione dei relativi rimedi, anche se opportunamente scelti, sembrava
inizialmente efficace, ma poi, queste si ripresentavano e alle successive somministrazioni dello
stesso rimedio, questo non presentava più alcun effetto. Per spiegare questi
insuccessi ritenne che alla base di queste ci fosse un fenomeno cronico. Per
comprendere il meccanismo alla base di questo egli ipotizzò, pur essendo in
un’epoca pre-microbioligica, che ci fosse una specie di contagio con qualcosa
che egli definì, nel linguaggio dell’epoca miasma,
in grado di attivare in tutti gli esseri umani una malattia cronica Questa
patologia cronica si manifesterebbe anche a livello cutaneo con una lesione
eczematosa e prurito da lui definita psora. Egli aveva inoltre scoperto che
solo con alcuni rimedi, definiti
antipsorici, possono essere guarite le diverse patologie croniche. Egli ha
descritto nei 5 volumi
del Trattato delle Malattie croniche quei rimedi fondamentali per il
trattamento della malattie croniche.
Questa
sua intuizione di un miasma, in grado di attivare una malattia cronica, non fu
compresa dai suoi seguaci che reinterpretarono l’omeopatia su criteri
individuali allontanandosi da quelli di
Hahnemann che deve essere considerato il vero padre dell’omeopatia in quanto ne
ha definito i principi e criteri in modo
formale ed organico in rapporto soprattutto alle forme patologiche croniche. Ne
sono derivate diverse scuole di omeopatia che nelle forme croniche di malattie,
in quanto non corrispondenti al pensiero omeopatico del suo ideatore, non conseguono in queste risultati efficaci e
risolutivi. Quindi sono sorte l’omeopatia unicista, che ritiene che per ogni
individui esista un unico rimedio a vita, la pluralista che usa diversi rimedi
singolarmente, la complessista con più rimedi mescolati insieme, la
costituzionalista sulla base della costituzione fisica del soggetto, la
spiritualistica che fa riferimento ad aspetti psichico-spirituali del paziente,
ecc.
2)
Il criterio terapeutico cui
faceva riferimento si basava, quindi, sul principio
del “similia similbus curentur”, La scoperta del mimetismo molecolare, che
appare più che evidente nelle migliaia di articoli di medicina reperibili su
siti web specifici tra l’antigene
batterico e strutture molecolari simili
di un organismo, entro cui un’agente infettivo ha attivato una risposta
immunitaria, é la prova scientifica della validità del criterio di similitudine
omeopatico.
Questa
scoperta è di fondamentale importanza e per questo merita una particolare
attenzione in quanto è alla base dello sviluppo delle malattie croniche. Quando
un agente infettivo, batterico o virale, entra in un organismo si attiva una
risposta immunitaria che ha la funzione di mantenere integro il proprio
patrimonio chimico, definito il Self. Inizialmente si sviluppa una
infiammazione aspecifica, come in tutte le infezioni. Dopo alcuni giorni la
risposta immunitaria si specializza nella produzione di anticorpi dapprima
grossolani, le IgM, e in seguito le immunoglobuline gamma, le IgG, molto più
specifiche in quanto costruite sulla struttura molecolare che caratterizza l’antigene
dell’agente infettivo. L’antigene è molecola proteica posizionata o sulla parete
esterna dell’agente infettivo o all’interno di esso.
Le IgG, in particolare, sono molecole proteiche semplici che vengono
costruite in modo da potersi combinare, attraverso legami chimici secondari
deboli, con quella struttura molecolare definita antigene, cioè generatore di
anticorpi, in grado di attivare una
risposta immunitaria specifica. Possiamo paragonare l’anticorpo ad una chiave
in grado di combinarsi solo con una specifica serratura rappresentata in questo
caso dall’antigene infettivo. L’anticorpo IgG, intercettando l’agente infettivo
si lega al suo antigene sul quale è stato modellato.
Questa
combinazione, tra l’antigene infettivo e l’anticorpo specifico IgG, segnala
alle altre cellule del sistema immunitaria la necessità della sua distruzione
ed eliminazione che puntualmente avviene. In questo modo, se l’infiammazione
iniziale aspecifica elimina il grosso degli agenti infettivi, gli
anticorpi del tipo IgG, vanno ad
eliminare in modo mirato, come cecchini
scelti, quegli agenti infettivi ancora sopravvissuti. Questo meccanismo si
definisce “Immunità specifica”, cioè difesa specializzata. Fin qui tutto va
bene.
Quando
sorge il problema? Quando per un fatto genetico correlato alla presenza di
particolari molecole di un codice genetico individuale definito HLA, cioè, di Istocompatibilità Maggiore, situato su un
braccio del cromosoma 6. Tale codice HLA è stato individuato per rendere più
compatibili possibili i trapianti d’organi tra donatori e riceventi..
In base
al tipo di molecole, cosiddette di classe I e II, si possono presentare su cellule di alcuni
tipi di tessuto, strutture molecolari proteiche simili a quelle dei vari antigeni batterici o
virali. La conseguenza che ne deriva è quella, appunto, che gli anticorpi IgG, non essendo in grado di
distinguere tra gli antigeni infettivi e le strutture molecolari del proprio
organismo si legano anche a queste con conseguente meccanismo che porta però
all’autodistruzione di cellule proprie. C’è, in sostanza, un errore di lettura
da parte degli anticorpi nei confronti di quelle particolari molecole, che pur facendo parte del proprio
organismo, hanno la sfortuna di rassomigliare, per analogia di sequenze
aminoacidiche, componenti di base delle proteine in generale. Un anticorpo
programmato per difenderci, e, quindi, immunità, si trasforma, suo malgrado, in
un auto-anticorpo e, quindi autoimmunità.
Questo meccanismo, definito in vari modi nella
letteratura ufficiale come molecular
mimicry in inglese, in italiano in
mimetismo molecolare o similitudine molecolare o, infine reattività crociata per
la sua azione sia sull’elemento infettivo che su molecole endogene. Se ha da un lato come effetto positivo l’eliminazione di tutte
le presenze infettive, dall’altra parte attiva un meccanismo patologico
cronico, che non guarisce mai, quando siano presenti molecole strutturalmente
simili a quelle antigeniche.. Questo perché le cellule che vengono distrutte
vengono poi rigenerate con le stesse caratteristiche biochmiche che riandranno distrutte
nuovamente, per lo stesso meccanismo.
Poiché gli anticorpi IgG vengono impegnati in questo meccanismo questi
continueranno ad essere prodotti. Quindi una volta attivatosi un taleprocesso,
questo perdurerà per tutto il resto della vita condizionandola negativamente.
Questo meccanismo continuo di distruzione e rigenerazione indurrà una
infiammazione cronica dei tessuti con la funzione di eliminazione dei residui
delle cellule distrutte.
Questa
infiammazione cronicizzata, quiescente
alcuni periodi della vita ed in altri più manifesta, porterà prima o poi,
in un periodo a volte anche molto lungo, a danni strutturali dei tessuti
interessati a tale processo immunomediato con perdita della funzionalità degli
stessi, predisponendo nel tempo a processi degenerativi anche molto gravi che
possono comportare sofferenza fisica e morte prematura.
Affinchè
si manifesti una malattia cronica è necessario, pertanto, che ci sia da una parte la predisposizione
genetica correlata alla presenza o meno di particolari molecole del sistema
HLA, dall’altra l’innesco infettivo in grado, interagendo con le suddette
molecole, di attivare questo perverso meccanismo. La sfortuna consisterà sia in
questa predisposizione genetica e sia
nell’essere contagiato da quell’agente con antigeni simili al tipo di molecole
presenti nel nostro sistema di istocompatibilità . Questo codice HLA è unico
per ogni individuo di questa Terra.
Sulla
base di questa predisposizione si possono avere più meccanismi autoimmuni nello
stesso individuo. E’ ovvio che la sua qualità e durata di vita non sarà né molto buona, né molto promettente. Se può consolarci, sulla base del
pensiero che aver compagni al duol scema la pena, non esiste nessun individuo
al mondo che sia del tutto esente da un tale meccanismo cronico patologico. Il più sano avrà almeno una patologia
autoimmune anche se non particolarmente attiva.
Il motivo
per cui tutti siamo esposti a tale meccanismo deriva dal fatto che tutti siamo
predisposti ad interagire, fin dal primo
momento della nostra venuta al mondo, con particolari specie batteriche, quelle
appartenenti alla famiglia degli streptococchi, estremamente diffusi e
responsabili delle comuni otiti,
faringiti, tonsilliti, bronchiti e polmoniti, ecc..
Ognuno di noi, dal primo contagio con uno di tale batteri
attiverà una risposta autoimmune. Tale risposta si manifesterà soprattutto a
livello cutaneo in quanto gli antigeni degli streptococchi sono tra quelli più
simili alla cheratina che si trova appunto sia sulla cute che sulle varie
mucose e duttuli vari. Si spiega allora facilmente come avviene la formazione
della crosta lattea, come pure delle dermatiti varie, compresa l’atopia, e
soprattutto la psoriasi che è la massima manifestazione cutanea di tale
fenomeno. Questa manifestazione si avrà quando il soggetto presenterà nel suo
HLA una molecola identificata con la sigla Cw 6.
C’è,
pertanto in ogni individuo una predisposizione ad ammalarsi di una o più
malattie croniche sulla sua predisposizione espressa dalle molecole che
costituiscono il suo codice genetico individuale, cioè, l’ HLA.
Coloro
che non credono al destino dovrebbero almeno riflettere sul fatto che tale
codice genetico, ereditato dalla sua famiglia ed avi, lo predisporrà fin dalla nascita, prima o
poi, ad ammalarsi più o meno gravemente di specifiche patologie
croniche. Le sue sofferenze, come recitava la cantante Dalidà ,”
erano già scritte nel cielo”.
Uno stile
di vita sana che si basi sui migliori criteri salutistici consigliati da scuole
e ricercatori seri e preparati, che
fanno riferimento ai migliori principii
naturopatici e bioenergetici, indubbiamente consentiranno un maggior
controllo nei confronti di tali meccanismi autoimmuni, migliorando e
conservando le condizioni generali di
salute in modo ottimali per tempi più o meno lunghi, anche se non verranno eliminati.
Infatti, non sono rari i casi di individui,
che pur avendo rispettato tutti i canoni salutistici, vivendo in luoghi
salubri, parsimoniosi nel mangiare cibi sani, non fumando, facendo una vita
sobria e facendo una buona attività fisica, tuttavia ciò non ha impedito il
manifestarsi in essi di gravi malattie
degenerative comprese quelle tumorali.
Questo
meccanismo del mimetismo molecolare, come sopra accennato, è stato riscontrato
in migliaia di ricerche di autorevoli Istituti a livello mondiale ed in molta letteratura medica anch’essa
accreditata. Vediamo in che modo è stato scoperto e riscontrato nelle più
svariate patologie croniche.
Ricorriamo
per meglio comprenderlo ad alcuni esempi
specifici. Prendiamo il caso di una gastrite cronica che all’esame
gastroscopio, pur con segni di infiammazione della mucosa, risultava
privo dell’agente infettivo causale e precisamente l’Helicobacter pylori.
Dall’esame del sangue di molti pazienti con una tale situazione si riscontrava
sampre la presenza in esso di anticorpi specifici del tipo IgG
contro tale batterio. Cosi in
tutti i pazienti affetti da diabete insulino-dipendente, hanno sempre ritrovato
presenti unicamente gli anticorpi IgG, contro gli adenovirus, i rothavirus e i coxsackie
virus B4.
Anche
nelle ricerche su migliaia di soggetti con patologie cardiovascolari gli unici
anticorpi ritrovati, sempre del tipo IgI anche se in percentuale diversa, erano
quelli contro lo streptococco pneumoniae, la chlamydia pneumoniae,
l’helicobacter pylori, l’epatite A ed il citomegalovirus.
Questa
presenza di IgG specifiche costantemente associate a queste patologie, ma non
solo in questi casi, ha spinto i
ricercatori a studiare la struttura molecolare sia degli antigeni infettivi
come pure alcune molecole presenti sui vari tessuti. Da tali studi è emerso che
esiste una omologia di sequenze e quindi una somiglianza molecolare che induceva
gli anticorpi IgG, di combinarsi oltre
che con le molecole antigeniche degli
agenti infettivi anche con alcune molecole presenti su cellule proprie dell’organismo in quanto strutturalmente simili.
Dallo
studio e ricerche sul sistema HLA si sono trovate anche associazioni tra le
molecole in esso presenti ed i relativi inneschi infettivi sulla base sempre
della corrispondenza della similitudineo mimetismo molecolare.
Nel caso,
ad esempio, dei tumori gastrici, tiroidite di Hashimoto, pancretati, patologie cardiovascolari, ma
anche nel Morbo di Parkinson, come pure nell’Alzheimer e nell’autismo, sono
stati riscontrati, in alta percentuale , gli anticorpi anti-Helicobacter pylori,
consentendo la prospettiva di una correlazione causale tra tale agente patogeno
e le malattie in questione. L’ignoranza da parte della classe medica di tali informazioni fa sottovalutare i
rischi che corrono i pazienti anche con pochi sintomi gastrici, a volte,
spesso silenti. Anche altre patologie interpretate oggi dalla Medicina
Convenzionale come autoimmuni sono la Sclerosi Multipla ,
le allergie, la retto colite ulcerosa, le epatiti virali, il Morbo di Crohn ,
la sclerodermia, le connettiviti, la sclerosi amiotrofica laterale, ecc.ecc.
praticamente tutte quelle croniche.
E’ ben noto che in molte manifestazioni patologiche il farmaco il più utilizzato in
assoluto, anche come vendite è il cortisone. La sua azione si giustifica in
questi casi in quanto ha un forte potere immunosoppressivo. La sua efficacia
dipende pertanto dal fatto che riducendo la risposta immunitaria e di
conseguenza la minor produzione di anticorpi IgG, il quadro clinico indubbiamente
migliora. Nella farmacologia ufficiale esistono altri immunosoppressori come il
metotrexate. Tale terapia
immunosoppressiva, se è utilissima nelle fasi acute di tali patologie in quanto
blocca i meccanismi autodistruttivi, tuttavia non elimina il meccanismo
sottostante, per cui finita la sua azione il medesimo meccanismo, prima o poi
si ripresenterà se mai in forma più grave ed il gioco ricomincia per continuare
senza fine.
Da questi
dati è derivata una nuova scienza che è, appunto, l’Immunopatologia che va ad integrare l’
Immunologia classica. Il rischio di ammalarsi, quindi, paradossalmente deriva
proprio dalla nostra risposta immunitaria che può andare ad attivare quei
meccanismi autoimmuni, meglio definibili come immunomediati. Se è vero che il Sistema Immunitario ha la funzione generale
di mantenere integro il nostro Self è anche vero, per la sua attivazione di
processi patologici cronici, che paghiamo caramente la nostra individualità
biochimica e psichica
La
determinazione delle molecole facenti parte di un tale sistema HLA
consentirebbero di prevedere già a pochi anni di vita a quali malattie potrebbe
andare incontro un individuo se, per disgrazia, venisse contagiato da uno o più agenti infettivi i cui antigeni
sono simili a quelle molecole espresse nel suo codice individuale che può
essere determinato attraverso un esame ematico.
La
determinazione delle molecole presenti in tale codice,oltre a rappresentare una
possibile prevenzione consentirebbe di formulare più correttamente una diagnosi.
Ad esempio, se nell’HLA sono assenti le molecole DR1, soprattutto e DR4, si può
escludere a priori la malattia reumatica che evolutivamente è molto più grave
di altre forme artritiche come quelle cosiddette reattive.
L’aspetto
subdolo di un tale meccanismo è spesso quello di presentarsi dopo anche molti
anni dall’avvenuto innesco infettivo, restando in una forma subacuta con pochi
sintomi disfunzionali che esami vari non evidenziano nulla di particolare. In
questi casi, solo sulla base di informazioni anamnestiche anche se remote, che
il paziente ha avuto in passato fin dalla sua più tenera età. è possibile ricercare quegli agenti infettivi
causali di patologie croniche attraverso, l’individuazione dei relativi
anticorpi.
Le
malattie si manifestano spesso in modo più accentuato o drammatico quando il
soggetto è sottoposto ad una condizione di particolare stress sia fisico che
psichico. Dalla Scienza PNEI, la
psiconeuroendocrinoimmunologia, si possono derivare alcune
considerazioni data la stretta integrazione dei quattro sistemi. Un forte
stress piscoemozionale può alterare
l’equilibrio sia a livello neurologico, ma anche, attraverso questo, anche
quello endocrino ed immunologico mediante la liberazione in circolo di varie
molecole neurologiche come , ad esempio, le varie citochine.
Il discorso può essere anche inverso e
precisamente i meccanismi autoimmuni indotti dal sistema immunitario possono
interessare anche il Sistema nervoso ed, indirettamente la psiche come nel caso
del Parkinson ed Helicobater pylori.
Il grande
errore commesso dalla Medicina Ufficiale è stato proprio quello di aver
separatola la psiche dalla neurologia con le specializzazioni settoriali della
Psichiatria e della Neurologia ignorando che l’attività psichica trova supporto
in quella neurologica. Non si rende conto che il confine tra psiche e sistema
nervoso non esiste sulla semplice considerazione che l’azione di un farmaco
psicolettico, o antidepressivo agisce anche sull’espressione psichica di un
soggetto attraverso, ovviamente, interazioni chiochimice cerebrali. Anche la Psicologia e la Psicanalisi non possono comprendere pienamente i
meccanismi che sottendono le varie malattie psichiche, comprese quelle meno gravi come la
depressione o le semplici nevrosi, se
escludono a priori quei processi infiammatori a carico dei vari centri del
Sistena nervoso centrale, anche se
minimali, che spesso si manifestano alla
TAC come sporadiche zone di gliosi, cioè di infiammazioni di cellule che fanno da supporto ai neuroni.
Tale
meccanismo anche se è più complesso di quanto sopra descritto , concettualmente
si basa di fatto sul criterio della mimetismo o similitudine molecolare.
Un tale
meccanismo riscontrato in tutte le
patologie croniche è di estrema e fondamentale importanze nel poter costruire
un modello unico di tutte le malattie croniche. L’aspetto drammatico della
Medicina Accademica è rappresentato proprio dalla mancanza di un modello di
sviluppo della malattia cronica. Questo ha gravi e nefaste conseguenze sia
nella comprensione di quadri patologici vari e sia nella possibilità di
indirizzare in modo adeguato terapia e ricerca. Spesso un medesimo meccanismo
autoimmune può esprimersi con danni su diversi organi o tessuti come può essere
nel caso delle tiroiditi autoimmuni, nel morbo di Parkinson, pancreatiti,
patologie cardiovascolari, anche psoriasi, quando nel suo HLA c’è la molecola Cw 7, associati spesso a gastriti croniche. Questa
condizione dovrebbero, allo luce del meccanismo immuno-mediato, indirizzare la ricerca
verso l’elemento patogeno che lo ha innescato. In questo caso la positività
delle IgG contro dall’Helicobacter Pylori, e l’esclusione di altri
anticorpi, consentirebbe di correlare i
diversi manifestazioni patologici ad un
unico meccanismo eziopatogenetico. Infatti, in situazioni simili è stata
riscontrata la positività delle IgG contro l’Helicobacter pyloro.
Quindi si possono avere malattie diverse ma determinate da un medesimo elemento
causale quando siano presenti tutte le predisposizioni, HLA definite,
compatibili con tali patologie. Mancando di un tale modello di malattia
cronica, la medicina ufficiale, brancolando nel buio, interpreta invece queste forme come separate e
tra loro non correlate.
Quindi,
un paziente con un quadro patologico complesso, come esemplificato in questo
caso, sarà inviato a turno dal gastroenterologo, dall’endocrinologo, dal
cardialogo, dal neurologo. Ognuno di questi prescriverà tanti farmaci quanti
sono i sintomi e segni presenti nel paziente: l’inibitore della pompa protonica
per l’acidità di stomaco, l’antispastico per i dolori, il l’antistaminico ed
cortisone per la psoriasi helicobacter pylori correlata, le statine, la
cardioaspirina ed eventualmente il cumadin contro il rischio di coagulazione
ematica, l’Eutirox per la tiroide, la dopamina per il Parkinson,
l’antiinfiammatorio nel caso di artriti che pure essere possono essere causati dallo
stesso batterio attraverso il medesimo meccanismo.
Situazioni
del genere, se intercettate nelle fasi
iniziali, e con terapie in grado di
neutralizzare un tale meccanismo sarebbe stato possibile guarire il paziente contemporaneamente da
tutte le malattie apparentemente scollegate tra di loro.
Viceversa,
diversi inneschi infettivi possono agire su un medesimo organo.
Nei siti internet dedicati alla medicina
ufficiale, come PubMed e Medline su cui convergono tutte le ricerche svolte nei
molteplici Istituti accreditati e strutture universitarie mondiali, è facile
ritrovare, sia quali agenti patogeni si
sono trovati associati, più
frequentemente alle diverse malattie croniche sia i mimetismi molecolari
correlate alle medesime. Tutte queste conoscenze sono ignominiosamente ignorate
dalla classe medica anche ai suoi livelli più elevati. Questa ignoranza la si
può dedurre dal fatto che in tutte le trasmissioni televisive ad indirizzo
medico tutti gli interventi di eminentissimi professori non hanno mai fatto riferimento ad un tale meccanismo di
mimetismo molecolare sebbene come semplice ipotesi a giustificazione causale
delle varie patologie croniche degenerative.
Si
direbbe che le uniche fonti di aggiornamento derivino dai congressi che, per i costi che comportano,
sono organizzati dalle potenti ditte farmaceutiche che hanno tutto l’interesse
non di informare ma di addottrinare la classe medica. Infatti, tutti gli
argomenti che vengono trattati sono unicamente correlati alla promozione dei
propri farmaci. Anche tutta la ricerca è fortemente condizionata dalle case
farmaceutiche che, se è vero che sovvenzionano i vari istituti di ricerca
pubblici, li indirizza, però, solo verso quei prodotti che interessano a loro. Anche quel 15% di
ricerca libera, anch’essa è vincolata ai criteri generali imposti sempre dalla
ditte farmaceutiche. Anche tutto il denaro delle donazioni private raccolto
nelle varie campagne pubblicitarie per la lotta contro i tumori, indirettamente
fanno gli interessi di queste in quanto seguono i criteri formulati sempre
dalle stesse industrie che, per motivi costituzionali devono essere orientati
al profitto e non alla guarigione dei pazienti. Infatti, è il paziente cronico
che deve essere curato finchè campa bene o male, è quello che più soddisfa gli
interessi dell’industria del farmaco.
L’interrogativo
che giustamente ci si dovrebbe porre è il seguente: la Medicina convenzionale,
ammesso che recepisca queste conoscenze, sarebbe in grado di gestire terapeuticamente
le patologie croniche agendo sul
meccanismo causale costituito appunto dal mimetismo molecolare?
La
risposta è negativa in quanto tutta la farmacologia ufficiale è ancora
attualmente indirizzata unicamente al trattamento dei sintomi. Infatti, a parte
gli antibiotici, non esiste un solo farmaco, sottolineo un solo farmaco, in
grado di antagonizzare i meccanismi causali responsabili delle patologie croniche
Su questo principio è stato
debellato il vaiolo, utilizzando il vaccino bovino simile ma non uguale a
quello umano. Le immunizzazioni che si
basano invece sull’idem possono attivare lo stesso, in soggetti predisposti
sulla base delle molecole dell’HLA, un tale meccanismo autoimmune. Facendo le
vaccinazioni di massa si beccano sicuramente tutti quelle predisposte! Le
vaccinazioni contro l’ HPV , infatti, determineranno nei prossimi anni un
incremento di diabete tipo 2 in molte donne vaccinate
in quanto gli anticorpi contro specifici antigeni di questo virus, per
mimetismo molecolare, andranno a distruggere i recettori insulinici! Tutto
questo è ampiamente documentato dalle omologie di sequenze aminoacidiche tra tali antigeni virali e quelli recettoriali
dell’insulina presenti a livello delle membrane cellulari. Oltretutto, perché
tre somministrazioni quando sarebbe sufficiente solo una? La risposta è
semplice!!!
.
3)
L’altro aspetto
è quello di aver utilizzato la diluizione dei rimedi affinché tale diluizione
servisse ad eliminare la tossicità e gli effetti collaterale ma conservasse le
proprietà terapeutiche.
Le alte diluizioni in cui non si ritrova più la sostanza hanno da sempre rappresentato
l’altro aspetto controverso nei confronti dell’omeopatia. Benveniste,ricercatore
francese fu il primo a parlare di
“memoria dell’acqua” una decina di anni fa, ma fu oggetto di critiche feroci e
smentite ufficiali e perseguitato dall’Establishment medico. Oggi, Montagner ha
dimostrato con un procedimento bioelettrico la validità della scoperta di
Benveniste sulla “memoria dell’acqua”. Essendo un premio Nobel non lo si può
attaccare come Benveniste. Tuttavia, per continuare le sue ricerche ha dovuto
trasferirsi in paesi medio orientali!
Viene omesso di
dire che nei vari passaggi da una diluizione a quelle superiori si effettuano
delle “successioni”, ossia sbattimenti che rinforzano l’informazione contenuta
dall’acqua e derivante dal suo contatto con la sostanza primariamente disciolta
in essa. Sono queste succussioni che rendono efficaci i rimedi omeopatici
diluiti.
Concludendo il discorso sull’omeopatia c’è
da dire che il pensiero omeopatico di Hahnemann non fu compreso dai suoi
allievi, i quali reinventarono forme personali di omeopatia. Ne sono derivate
varie: una omeopatia uni cistica, che ritiene esserci un solo rimedio a vita
per ciascuno, un’omeopatia pluralistica, complessistica, costituzionalistica,
spiritualistica. Queste, allontanandosi dall’insegnamento del maestro, non
sortiscono gli effetti dell’omeopatia classica, quella di Hahnemann.
Considerazioni
conclusive.
A tutt’oggi,
nell’ambito della ricerca medica e farmacologica non c’è neanche un abbozzo di
modello di sviluppo delle patologie croniche, pur con tutti gli strumenti
sofisticatissimi a disposizione ed i miliardi di dollari spesi in questo
ambito.
Oggi, ci sono tutte le informazioni su siti web dedicati
specificatamente alla medicina dove confluiscono tutte le ricerche mondiali di
istituti di ricerca. Sono migliaia i lavori dove vengono associate patologie
croniche in cui si sospetta la correlazione con determinati agenti infettivi
attraverso un meccanismo di mimetismo molecolare mediato dalle IgG. Le parole
chiavi per accedere a queste informazioni sono il nome della patologia e
molecular mimicry, o il nome della patologia and infections.
Sull’omeopatia
si danno purtroppo valutazioni che esprimono
disinformazione e pregiudizi.L’errore grossolano, in questo senso, è
quello di voler valutare da parte delle scienza medica ufficiale, basata su
criteri riduzionistici, la scienza medica omeopatica basata invece su criteri
olistici. Nella medicina ufficiale
esiste l’antipiretico che agisce su ogni tipo di febbre. In omeopatia non
esiste un rimedio unico per la
febbre. Ne esistono diversi la cui scelta deve tener conto di
diversi sintomi, come, ad esempio, se il paziente ha sete o meno, se è agitato,
se preferisce restare da solo, se peggiora di notte, ecc. Il medico deve quindi
conoscere bene tutti quei sintomi che caratterizzano un rimedio per poterli ritrovare in un paziente.
L’orientamento olistico, oggi, si va
affermando in tutte le altre scienze fisiche, economiche, biologiche,
ecologiche , ecc.. Paradossalmente, è proprio l’omeopatia più in linea con
l’evoluzione del pensiero scientifico moderno orientato maggiormente in senso
energetico ed olistico!
In merito al
mimetismo molecolare, scoperto già da una decina di anni, la classe medica non
è informata per il semplice motivo che gli aggiornamenti avvengono tramite
congressi tutti organizzati dalle case farmaceutiche impostati solo alla
promozione dei loro prodotti, poiché non sono istituti di beneficenza.
Permettimi infine una considerazione lampante, ma comunemente ignorata,
nell’evidenziare una contraddizione sostanziale tra gli interessi della salute
dell’umanità, che vorrebbe essere “guarita” dai suoi mali, e gli interessi della grossa industria
chimica del farmaco, unica a gestire ricerca ed informazione, ispirata
unicamente alla dura legge del profitto. Su questi presupposti come si può pensare
che le Case farmaceutiche possano operare per il “bene dell’umanità”? Il film
“IL FUGGITIVO” rappresenta una tale realtà non semplice finzione!
SULLA MEMORIA DELL’ACQUA
Straordinaria rivelazione - in anteprima mondiale - del Premio
Nobel Prof. Luc Montagnier in occasione del convegno "Integrazione tra
fisica, chimica e biologia alla base della medicina del futuro.
Milano,
1 ottobre 2009 - Luc Montagnier, Premio Nobel 2008 per la medicina, ha
partecipato al convegno "Integrazione tra fisica, chimica e biologia alla
base della medicina del futuro", tenutosi ieri a Milano presso il Circolo
della Stampa. Durante il suo intervento Luc Montagnier ha rivelato in
anteprima mondiale alcune sorprendenti scoperte relative alla natura del DNA
umano, ottenute dal suo staff attraverso i percorsi di ricerca
sull'AIDS.
Partendo
dal presupposto che il DNA si organizza intorno all'acqua, che è la
base dell'organismo umano, Montagnier ha dichiarato: "Questo
principio è sempre stato evidente, ma è stato altrettanto trascurato, come
trascurate sono state le necessarie interazioni tra la medicina e la fisica,
discipline che invece sono strettamente interdipendenti, specie per quanto
riguarda l'analisi della struttura dell'acqua. A queste nuove scoperte
siamo arrivati seguendo i nostri percorsi di ricerca sull'AIDS, collaborando
con laboratori di varie parti del mondo. Abbiamo utilizzato sensori a bassa
frequenza, osservando sia i filtrati delle colture di virus sia il plasma di
persone infette. E ciò che abbiamo visto è una variazione nelle frequenze delle
onde elettromagnetiche, abbiamo osservato dei picchi nella fascia da 0 a 20.000 hertz"
Montagnier
parla dunque di un vero e proprio fenomeno di "risonanza"
nelle molecole dell'acqua quasi che essa fosse
"condizionata" e quindi "condizionabile". Questo
condizionamento può essere interno od anche esterno, ed in questo acquistano
certamente peso certi fattori ambientali, come l'inquinamento elettromagnetico
delle nostre città. Al di la di questo, è dunque possibile affermare, in
estrema sintesi, che quando si diluisce una sostanza fino a far rimanere
"solo acqua", essa mantiene comunque un suo background
elettromagnetico.
"Abbiamo svolto molti studi sui batteri - ha proseguito
Montagnier - e ci sono segnali da parte di molecole ad alto
peso molecolare che anche se diluite alla 10 alla diciottesima mantengono un
loro proprio segnale: abbiamo dimostrato che questo fenomeno
non dipende dalla quantità, ma è un fenomeno che afferisce alla fisica
quantistica, alla struttura fisica dell'acqua. Ad esempio abbiamo lasciato due
distinte provette in un contenitore di lega metallica che impedisce
l'irradiazione verso l'esterno, ed abbiamo visto che tra le due provette, una
diluita a 10 alla terza ed una a 10 alla nona, c'era uno
scambio di informazioni e di connotazioni a livello molecolare. Questo
ci ha dimostrato che le molecole hanno un loro background
elettromagnetico ed esso è in grado di trasferirsi da una
molecola all'altra, da una provetta all'altra. Abbiamo poi misurato questi
fenomeni per settimane nel sangue dei pazienti, estraendo e misurando la parte
liquida del plasma umano. La maggior parte degli agenti patogeni, i batteri ma
anche i virus, incluso l'HIV, producono questi segnali. Noi li abbiamo
mappati, con molte tecniche di disamina differenti, e quelle che abbiamo visto
è congruente con tutto quanto ho appena esposto".
Occorre
ovviamente raffinare l'interpretazione di questi fenomeni - hanno precisato gli
esperti presenti al congresso - ma quello che è certo è che rispetto agli
esperimenti di Benveniste sulla memoria dell'acqua degli anni '80, si è
ora in grado di fare degli esperimenti e poi di ripeterli, esperimenti che
hanno il requisito della riproducibilità e quindi scientificamente
attendibili. Tutto ciò potrebbe aiutare ad uscire dalla logica del "tanto
più alto è il dosaggio del farmaco, tanto più efficace è la terapia"
- ha poi aggiunto Montagnier - ed aprire nuove interessanti prospettive
terapeutiche basate su paradigmi differenti da quelli indagati fino ad oggi.
All'intervento
del Premio Nobel è seguito un interminabile applauso di diversi minuti, ed i
contenuti della sua relazione sono stati commentati "a caldo" in modo
estremamente positivo da molti accademici presenti, con parole come
"innovativo, entusiasmante, questa è la medicina del futuro", come
confermato dal breve videoclip scaricabile all'indirizzo internet www.youtube.com/gunatv
Brevi note sul mimetismo molecolare ed omeopatia
Ti pregherei di porre la
massima attenzione su questo argomento perché è di estrema importanza in quanto permette di poter formulare un modello validissimo in
grado di interpretare il meccanismo che sottende il costituirsi di ogni
processo cronico:dalle allergie alla sclerosi multipla, al diabete 1 e 2, alle
gastriti, epatiti croniche, patologie cardiovascolari, rettocolite
ulcerosa, le patologie neurologiche(
parkinsonismo, Alzheimer comprese quelle dell’occhio) e tutte quelle che oggi
sono ancora definite idiopatiche. Potrebbe essere anche uno dei fattori correlati allo sviluppo dei tumori. Tutta la
ricerca in campo medico è inficiata purtroppo dalla mancanza di un modello di
riferimento relativo alle patologie croniche, anche perché, credo, questo
ritorni utile a molti
Una volta che questo meccanismo si è attivato, cioè la formazione di
anticorpi specifici, cioè le IgG, queste continuano ad essere prodotte, anche
in assenza dell’agente infettivo che ha innescato questo meccanismo autoimmune perverso, in quanto vanno a scaricarsi sulle strutture molecolari
simili, e quindi perdura la loro produzione. Una volta attivatosi un tale meccanismo questo perdura per tutto il resto
della vita determinando una degenerazione
della salute in maniera irreversibile più o meno lenta o veloce favorendo una
morte prematura.
Se non ci fosse questo
mimetismo molecolare l’uomo camperebbe fino a 120 spegnendosi come una
candela, ma senza processi degenerativi a livello fisico e psichico.
La manifestazione più evidente di questo meccanismo lo si ritrova infatti
nelle dermatiti. Queste si sviluppano come conseguenza di una similitudine
molecolare tra gli antigeni soprattutto degli streptococchi con una struttura
molecolare simile alla cheratina e la cheratina dei cheratinociti. Per cui gli
anticorpi che si formano contro gli
antigeni degli streptococchi aggrediscono anche i cheratinociti cutanei o delle
mucose per somiglianza molecolare o reattività crociata. Quindi ogni
manifestazione cutanea è pertanto espressione di una patologia interna attivata
da un meccanismo infettivo. Questo aspetto è ancora ignorato dai dermatologi
che continuano ad usare la pomatina al cortisone e gli antistaminici, ma era
stato ben compreso da Samuel Hahnemann
che già dall’inizio dell’800 riteneva che ogni espressione cutanea fosse di
fatto un problema sistemico. La maggior parte delle patologie oculari croniche
degenerative sono anch’esse immunomediate. Infatti, solo ipotizzando questo
meccanismo immunomediato correlato anche al Sistema di Istocompatibilità
maggiore o HLA, si può comprendere come una Chlamydia tracomatis delle vie urogenitali
può creare delle patologie degenerative dell’occhio, come la cataratto ed il
glaucoma.
Oggi, uno dei
capitoli più interessanti della ricerca immunologica riguarda appunto lo studio
delle somiglianze strutturali tra due molecole diverse. Nel caso dell’artrite
reattiva , si è constatato come esista una similitudine tra un costituente
dell’organismo, chiamato HLA-B27, e alcuni agenti infettivi, batterici o
virali. Questa somiglianza comporta una risposta immunitaria (innescata
dall’agente infettivo) che si indirizza verso una duplice direzione: il
microrganismo e la porzione simile dell’HLA. Un fenomeno del genere è
conosciuto in immunologia con il termine di mimetismo molecolare ed è coinvolto
nella patogenesi di molte malattie autoimmuni, comprese le artriti reattive La
somiglianza strutturale, in questo caso, deriva da una sequenza di aminoacidi
in comune tra le due catene proteiche. Il mimetismo molecolare è fortemente
condizionato dalla struttura, ma può essere anche studiato per la conformazione
spaziale delle proteine, e quindi per la loro funzione.
Un altro esempio
è fornito dalla yersinia enterocolitidis, la quale, per
esercitare la sua azione patogena, deve ancorarsi ad alcune strutture
dell’organismo ospite. Ebbene, il recettore della yersinia non è altro
che il recettore del TSH (l’ormone ipofisario che stimola la tiroide). Ora, se
entrambe le strutture (batterio e ormone), sono in grado di legarsi alla stessa
molecola, ciò significa che sono molto simili nella forma. Questa similitudine
comporta due conseguenze fondamentali: a) gli anticorpi prodotti nei
confronti del batterio reagiscono e si legano anche al recettore del TSH; b) tali anticorpi
vanno ad occupare il recettore, antagonizzando il legame con l’ormone. Il
risultato di questo processo è una forma di ipertiroidismo, dovuta ad una
mancata utilizzazione del TSH, cui la tiroide reagisce aumentando la produzione
di tiroxina e della tri-iodotironina.
L’unico
trattamento in grado di neutralizzare questo meccanismo cronico si basa solo, o
su immunofarmaci, cioè,anticorpi monoclonali, con un’azione puntuale, ma in
forma omeopatizzata o meglio con i rimedi omeopatici individuati da Hahnemann e
descritti nei suoi sei volumi del Trattato delle Malattie Croniche, con
un’azione più ampia e più complessa. Pertanto la guarigione nei confronti di
una patologia cronica innescata, ad esempio, da una Chlamydia tracomatis sarà
determinata oltre che dalla scomparsa della sintomatologia ma soprattutto dalla
negativizzazione degli anticorpi specifici
contro la Chlamydia rappresentati dalle IgG.
Il criterio
adottato dal gruppo di medici che seguono un orientamento del genere, e di cui
faccio parte da circa sette anni, consiste pertanto nel ricercare gli anticorpi
del tipo IgG di quegli agenti infettivi innescanti le varie patologie croniche.
L’individuazioni di tali agenti viene ricercata sui siti internet dedicati alla
medicina e, precisamente, Pubmed o Medline. In questi siti si ritrovano migliaia
di ricerche, effettuate a livello mondiale, in cui si mettono in relazione le
varie patologie croniche con i rispettivi agenti infettivi attraverso la
positività delle rispettive IgG. In seguito si ricercano quei rimedi omeopatici
corrispondenti per similitudine ai rispettivi quadri clinici. Rideterminando
gli anticorpi corrispondenti si deve riscontrare la scomparsa delle IgG. Quindi
queste non rappresentano delle banali espressioni di pregresse patologie prive
di significato, ma al contrario sono proprie queste la causa
e l’espressione delle patologie croniche. In questo gruppo si fa riferimento anche a
nuovi tipi di esami tra cui la
Western Blot per l’Helicobacter pylori, pel l’EBV, per la
borrelia molto più ricchi di informazione. Si ricerca anche la tipizzazione ad
alta risoluzione delle molecole di classe I e II dell’HLA, da cui dedurre la
costituzione e la suscettibilità di un individuo a specifiche patologie.
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