giovedì 13 novembre 2014

domenica 22 luglio 2012

naturopatia


"Naturopatia"
nature's path,
"sentiero della natura"
( termine coniato nel 1895 dall'americano John Scheel)
E’ il sentiero, la via, la strada della natura per mantenere o ripristinare lo stato di benessere.
Il significato etimologico puo' essere anche derivante e fatto risalire alla parola latina "natura" ed alla parola greca "pathos"
(simpatia, empatia, sentimento, sofferenza)
il cui risultato più logico sembrerebbe essere "empatia con la natura".
In modo olistico e non invasivo, avvalendoci di tecniche come la kinesiologia, o l’ E.A.V. integrata diamo
una guida individualizzata al recupero
e mantenimento del benessere.

metodiche mediche biofisiche



                     Metodiche mediche biofisiche

Relative potenzialità  diagnostiche  e ricerca terapeutica
 Riscontro di validità alla luce di conoscenze scientifiche e immunologiche moderne

La più accreditata  è l’Elettroagopuntura secondo Voll, nota come EAV,  dal medico tedesco che l’ha scoperta attorno agli anni cinquanta -sessanta e praticata da molti medici soprattutto in Germania. Attualmente viene definita più correttamente come Organometria funzionale sec. Voll, in quanto utilizza diversi punti dei meridiani  dell’Agopuntura tradizionale cinese, accreditata anche dall’OMS, a scopo diagnostico e non terapeutico. I punti cui fa riferimento tale metodica sono situati principalmente sulle mani e piedi per una maggiore facilità di individuazione e misurazione.
Un’altra metodica, denominata Vegatest derivata da questa, consiste nel misurare  un unico punto  utilizzando particolari frequenze di organi e tessuti come filtri e controfiltri. In quanto misure indirette è più facile che si possano avere dati meno attendibili se non in mani particolarmente esperte.
I meridiani di Agopuntura  identificati minuziosamente dalla medicina tradizionale cinese, sono circuiti anatomicamente non strutturati, in cui fluiscono correnti elettromagnetiche, con frequenze caratteristiche, generate sia dai processi biochimici fisiologici che patologici dei tessuti ed organi correlati, ma anche da elementi estranei in essi presenti.
 C’è da osservare che ad ogni sostanza, come pure ad ogni processo chimico o biochimico sono associati fenomeni elettrici e, quindi,  correnti elettromagnetiche con frequenze specifiche.  Questo perché gli atomi, costituenti elementari della materia, hanno  un nucleo centrale  di protoni con cariche elettriche positive , ed elettroni, particelle di massa molto minore, con carica elementare negativa, che ruotando attorno al nucleo generano correnti elettriche. Anche l’energia che si produce nei fenomeni chimici può essere determinata mediante la misurazione del potenziale elettrico.  Analogamente nelle comuni batterie  in cui si ha la trasformazione di energia chimica in energia elettrica.
 Ora è praticamente indifferente se si misura il potenziale elettrico o la resistenza elettrica, che un organo oppone a variazioni energetiche indotte dall’esterno, in quanto esiste una ben definita correlazione data dalla formula V=RI, dove V definisce il potenziale elettrico in volt, R la resistenza in ohm ed I l’intensità in Ampère.
E’ anche noto dalla fisiologia che le cellule producono energia elettrica. A causa della differente distribuzione di ioni potassio e sodio all’interno ed al di fuori della membrana cellulare  si determina una  differenza di potenziale elettrico pari circa a –75mV,. Tale valore di potenziale varia a secondo delle condizioni di salute potendo essere maggiore negli atleti( -90 mV o più) ma anche minore nei soggetti malati, fino a divenire –30mV o meno in un malato di cancro.

Anche nella diagnostica strumentale  della Medicina Convenzionale ritroviamo l’Elettrocardiografia, l’Elettroencefalografia, l’Elettromiografia che rilevano l’attività bioelettrica rispettivamente del cuore, cervello e dei muscoli.
L’insieme delle diverse frequenze presenti in un meridiano, per fenomeni di interferenza,  danno luogo a quello che si definisce uno spettro elettromagnetico che caratterizza, appunto, ogni sostanza o processo chimico. Pertanto, ogni sostanza può essere individuata oltre che  dalla sua composizione chimica anche dal suo corrispondente spettro elettromagnetico. Infatti, la spettrografia è una tecnica idonea a riconoscere una sostanza attraverso il suo spettro elettromagnetico.
Anche l’organismo umano, pertanto, è in grado di riconoscere una sostanza oltre che dalla sua composizione chimica anche dal suo equivalente spettro elettromagnetico.

Fatte queste premesse, la metodica EAV  consiste nella misurazioni dei valori di resistività dei punti  di agopuntura classici e di quelli trovati da Voll ad integrazione dei primi. Tali punti sono individuabili per  una loro minore resistività elettrica rispetto ad altri punti della cute. Lo strumento idoneo a tale scopo  è sostanzialmente un ohmetro ad alta sensibilità e si compone di un elettrodo passivo tenuto in una mano del paziente e di un puntale di misurazione gestito dall’operatore.   Per misurare una resistenza occorre immettere nel circuito un piccola quantità di corrente, che in questo caso è di pochi microampere, di segno opposto a quella dei punti cutanei. I valori della lettura sono espressi in termini di conducibilità,che è l’inverso della resistività, in una scala logaritmica  convenzionale  di unità da 0 a 100.
Dai valori riscontrati sui diversi punti è possibile dedurre in via generale  lo stato di salute o meno  dei corrispondenti organi. Infatti, se i tessuti o organi vari funzionano in modo fisiologico avranno un metabolismo tale produrre una certa quantità di corrente in grado di neutralizzare la corrente esterna  opposta, opportunamente calibrata, che viene immessa nel circuito in esame. In tal caso l’indice relativo alla misurazione si posizionerà attorno al valore 50 e, soprattutto, resterà fisso su tale valore. Questa situazione può essere paragonata ad una porta mobile che rimane ferma se da entrambi i lati vengono esercitate forze opposte uguali.
Poiché la misurazione interessa l’ambiente extracellulare, costituito dal mesenchima , se in questa sede si hanno processi infiammatori, caratterizzati da uno stato edematoso con maggior fase liquida e, quindi, con maggior possibilità di movimento degli ioni sodio , potassio, cloruri e bicarbonato, la conducibilità  sarà maggiore di 50. Al contrario, se c’è una condizione di degenerazione caratterizzato da uno stato di gelificazione che riduce la mobilità dei suddetti ioni, i valori saranno tanto minori di 50 proporzionalmente alla gravità dei tessuti correlati.
L’aspetto più interessante a scopo diagnostico si basa, però,  sulla caduta dell’indice che definisce il valore di conducibilità. Tale caduta è dovuta ad una minore attività bioelettrica,  conseguente ad un alterato metabolismo dell’organo o tessuto associato al punto, che, quindi,  non sarà più in grado di contrastare l’intensità della corrente esterna di misurazione e, pertanto, l’indice tenderà a cadere. In certo qual senso si verifica una situazione assimilabile a quella della messa in moto di un’ autovettura con la batteria un po’ scarica dove c’è uno spunto iniziale ma poi cede.
 Tale situazione si verifica per  cause diverse:  da processi infiammatori correlati a patologie infettive acute o croniche, da intossicazioni varie,  da fattori di disturbo  sia fisici, come campi geopatici, elettrici vari come cellulari, alta tensione, ripetitori, trasformatori, ecc. che chimici come l’inquinamento ambientale, alimentare, iatrogeno, ecc..
Oltre a questi fattori, anche lo stress psichico può incidere negativamente sulle condizioni di omeostasi, cioè di equilibrio di tutti i parametri vitale, cui tende spontaneamente l’organismo. La nuova scienza denominata PNEI, l’acronimo di psiconeuroendocrinoimmunologia, ha evidenziato, infatti, una stretta ed integrata correlazione tra i quattro sistemi che ha reso superate tali  singole specializzazioni,
 I parametri quantitativi di vitalità sono molteplici e rientrano in un range di valori ben codificati per ogni essere vivente. Questi sono la temperatura, la componente acquosa, il pH, cioè i valori di acidità o basicità, la concentrazione dei vari ormoni, di molecole neuro-trasmettitrici, dei diversi tipi di cellule linfocitarie del sistema immunitario come pure di valori bio-elettrici e magnetici. Alla base di questo comportamento c’è un sistema di autoregolazione che si può considerare di natura cognitiva, cioè di intelligenza consapevole, che utilizza processi di  feedback o di retroazione negativa per realizzare il mantenimento di quei valori vitali compatibili con la vita. Per comprendere un tale meccanismo di retroazione negativa, si può prendere in considerazione il comportamento di un termostato fissato su un certo valore di temperatura. Se le condizioni esterne tendono a far aumentare la temperatura dell’ambiente, scostandosi dal valore definito, si attiverà un sistema di refrigerazione e viceversa, se la temperatura tenderà a scendere, si attiverà un sistema di riscaldamento in modo che, sia in un caso che nell’altro, il valore termico rimanga costante.
Questo processo di autoregolazione può essere descritto in termini di sistemi complessi come un attrattore comportamentale fisiologico. Per descrivere tale concetto possiamo riferirci ad un pendolo con una massa magnetica. Quando tale massa verrà allontanata dalla sua posizione di equilibrio, dopo diverse oscillazioni, tenderà a ritornare nella stessa posizione per effetto della forza gravitazionale. Se viene messo un magnete lungo la curva di oscillazione, in una posizione diversa da tale posizione, il punto di equilibrio oscillatorio si scosterà per spostarsi in una posizione intermedia risultante della forza gravitazione emagnetica . Tutti i fattori patogeni si comporteranno nella stessa maniera modificando la posizione dell’attrattore verso un nuovo equilibrio non più fisiologico. Il compito del terapeuta sarebbe quello di intercettare la natura degli elementi di disturbo sull’attrattore fisiologico, in modo che questo ritorni nella sua posizione corrispondente a quello della condizione di salute.
Per poter comprendere e giustificare i processi di autoregolazione finalizzati alla sopravvivenza dell’organismo umano, ma questo discorso vale per tutti gli esseri viventi, occorre ammettere che la materia, contrariamente a quanto finora creduto, ha capacità cognitive, in altre parole: intelligenza e consapevolezza. Tale  pensiero è del tutto estraneo alla Biologia e Medicina ufficiale in quanto queste sono ancora inserite in un paradigma cultura cartesiano-newtoniano che si deve ritenere, alla luce delle conoscenze scientifiche attuali della Fisica moderna e della complessità, di archeologia scientifica!!! A questo concetto stanno convergendo molti scienziati che si possono considerare dei rivoluzionari in quanto non  si lasciano ingabbiare nel paradigma. Tra questi  ritroviamo Varela e Maturana che parlano esplicitamente di “capacità cognitive della materia”!
Solo riconoscendo queste capacità cognitive si possono spiegare molte cose che  ancora oggi sono incomprese: le capacità  delle cellule di attuare, anche in condizioni avverse, meccanismi diversi  in grado di consentire la loro sopravvivenza. Questo vale per tutte le cellule ma anche per i virus ritenuti strutture non viventi. In ogni cellula avvengono migliaia di reazioni biochimiche ad un livello di complessità inimmaginabile in modo da rispondere ai bisogni vitali non solo della cellula stessa ma anche dell’organismo di cui fa parte. Quando una cellula viene infettata o si accorge di essere diventata tumorale e, quindi a rischio dell’organismo, segnala questo suo stato al Sistema Immunitario affinché venga distrutta.
 Questo meccanismo è conosciuto in biologia con il termine di apoptosi, cioè di suicidio programmato. Non si può intravedere in questo anche  un  comportamento altamente morale? Che dire della funzione delle cellule del Sistema Immunitario finalizzata alla conservazione del Sé biologico, cioè della  individualità biochimica di ogni organismo? Per poter esercitare tale compito, queste devono memorizzare la composizione chimica delle migliaia di cellule e molecole che costituiscono il proprio organismo, essere in grado di discernere queste da altre estranee ed attuare meccanismi opportuni per eliminarli.
Eppure nelle cellule non ci sono quelle strutture nervose  solo alle quali  si ritiene comunemente essere associate proprietà intellettive. Poiché in esse ritroviamo solo molecole, costituite da atomi ed a loro volta da protoni ed elettroni,  dobbiamo necessariamente attribuire  anche a questi costituenti elementari  una certa capacità intellettiva per poter  per giustificare un comportamento  così intelligente e complesso  finalizzato alla conservazione della vita.
      Solo ammettendo questo vitalismo consapevole si possono interpretare  anche altre tecniche diagnostiche bioenergetiche come la Kinesiologia applicata, con cui è possibile “interrogare” direttamente un individuo sia a livello fisico, chimico, emozionale ed anche a livello inconscio, sulla base delle risposte muscolari, deboli o forti, conseguenti agli interrogativi specifici formulati. I muscoli diventano, pertanto, uno strumento basato su un criterio binario, con cui un organismo può esprimersi consapevolmente con un terapeuta.
Ulteriori conferme in questo senso derivano da alcune conferme scientifiche come il teorema di Bell ed, in particolare dalle foto di cristalli di acqua di Masaru Emoto che danno luogo alla formazione di bellissimi cristalli quando vengono associati ad essa pensieri positivi, ed assenza di cristallizzazione quando, al contrario, vengono riferiti pensieri negativi.

Tutto questo può apparire una assurdità in una cultura ancora ingabbiata, specie in campo medico, nel vecchio modello cartesiano-newtoniano che divede la realtà nella res cogitans, la mente, l’anima, unicamente presente nell’uomo, e la res extensa, la materia stupida, passiva e priva di ogni capacità cognitiva. In questo orientamento la medicina ufficiale dimostra non solo ignoranza delle conoscenze scientifiche moderne ma soprattutto anche incapacità di interpretare quelle stesse conoscenze di cui è depositaria.

Probabilmente, non è affatto da escludere, che anche nella metodica EAV possano essere presenti eventi della natura sopra accennata.

A tale strumento di EAV si affianca oggigiorno un programma informatico computerizzato che memorizza tutti gli spettri elettromagnetici, ricavati con tecniche scientifiche, corrispondenti alle varie sostanze oggetto di ricerca diagnostica e terapeutica. Ritroviamo così spettri elettromagnetici corrispondenti ai più svariati tessuti patologici , definiti nosodi, come ad esempio quello della sclerosi multipla, di una gastrite cronica, di un certo tipo di tumore, ecc., come pure spettri elettromagnetici dei molteplici agenti infettivi come  batteri e virus, parassiti, di alimenti potenzialmente non tollerati, di sostanze tossiche, di farmaci allopatici, ecc., ma anche dei rimedi omeopatici, omotossicologici, fitoterapici,   come pure quelli di diversi  organi, fegato, rene, cervello, ecc. ecc..
Nel caso dei nosodi e dei rimedi omeopatici, in particolare,  sono registrati anche  gli spettri elettromagnetici corrispondenti a varie diluizioni che possono essere su scala decimale, centesimale ed altre.
 Disponendo ora dello strumento di EAV e del programma con le registrazioni delle varie frequenze è possibile eseguire un test diagnostico. Per meglio rendere comprensibile  tale procedura facciamo un esempio pratico. Misuriamo, ad esempio, il punto di controllo dell’intestino crasso discendente situato sul dito indice  sinistro lato esterno. Se tale organo è sofferente per esempio, per una colite ulcerosa ci sarà ovviamente una caduta dell’indice per i motivi sopra esposti. All’interno di tale meridiano fluirà quindi una frequenza elettromagnetica specifica del tessuto affetto da colite ulcerosa. Introducendo , ora, dall’esterno nel medesimo punto, attraverso l’elettrodo passivo, una frequenza  uguale a quella già presente,   si avrà un arresto della caduta in quanto la sovrapposizione delle due onde elettromagnetiche in concordanza di fase, determinerà un fenomeno di risonanza dove i picchi e gli avvallamenti delle onde si sommeranno. Ne deriverà, come conseguenza di tale effetto un aumento della intensità  dell’onda elettrica che bloccherà la caduta dell’indice. Lo stesso fenomeno si avrà se, introducendo una qualsiasi altra frequenza, questa, ne troverà una eguale.
E’  proprio su questo fenomeno fisico della risonanza che si basa la ricezione delle frequenze radio, dei canali televisivi, dei cellulari, dei telecomandi ecc. attraverso, cioè, la ricerca della sintonizzazione. La maggior parte delle persone, purtroppo,  non conoscono i principi fisici basilari degli apparecchi che usano quotidianamente!
Allo stesso modo si può individuare quale o  quali agenti infettivi sono presenti in un circuito di un meridiano sofferente e quindi individuarne le cause anche se in una condizione solo disfunzionale. Nel caso preso in considerazione, introducendo , ad esempio, la frequenza dell’ ameba, che dalla letteratura ufficiale si è trovata in diversi casi  associata a tale patologia, se si avrà un arresto della caduta dell’indice per un fenomeno di risonanza sopra accennato, questo agente infettivo può essere correlato come elemento causale della patologia. Lo stesso discorso vale per qualsiasi altra sostanza tossica o, semplicemente intollerante.
Oltre alla individuazione di una patologia, come nell’esempio sopra riportato,si può ricercare anche l’entità della patologia individuando quale è la frequenza, compresa tra quelle  delle varie diluizioni, che entra specificatamente in risonanza. Infatti, le frequenze correlate ad uno stesso nosode possono essere differenti in funzione della loro concentrazione. Questa viene espressa come diluizione che può essere in base decimale, centesimale, cinquantamillesimale, ecc., diluita, cioè, con il criterio di 1/10, di 1/100, ecc. 
La possibilità di individuazione  terapeutica si basa sullo stesso principio e precisamente nel ricercare  quale rimedio è in grado di bloccare la caduta dell’indice. Quindi , in sostanza, lo strumento in questione mi indica semplicemente se esiste una correlazione, cioè una risonanza o meno con la frequenza in uso, sia come causa che come possibile cura. Sta all’operatore differenziare le risposte sulla base della natura delle frequenze considerate se patologiche o terapeutiche.

Nel caso dei nosodi il blocco della caduta si avrà, come già detto, per il fenomeno di risonanza.
Nel caso di un rimedio adeguato, il blocco della caduta può derivare da tre  motivi:
a)- il rimedio in questione è in grado di neutralizzare una tossina presente. In questo caso  si deve ritenere che il relativo spettro elettromagnetico, molto probabilmente, sia in opposizione di fase  nei confronti di quello della tossina ed in quanto tale la annullerà.  Sarebbe equivalente alla eliminazione di un attrattore non fisiologico. Un  fenomeno analogo  si ha anche con le onde sonore  che, quando sono sfasate di 180°, si elidono a vicenda annullando il suono. Questa neutralizzazione comporterà  l’eliminazione di una condizione di disturbo al metabolismo dell’organo in esame e ,quindi,  ad un suo recupero di maggior efficienza. Su questa azione si potrebbero scegliere meglio anche i chemioterapici più adeguati nelle più varie condizioni patologiche. Ad esempio, nel caso di infezioni batteriche che possono presentare varie resistenze, la scelta dell’antibiotico sarebbe più immediata rispetto a quella  attualmente in uso condizionata dall’esito di un antibiogramma che richiede del tempo.
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 b)- il rimedio può stimolare l’efficienza metabolica di un organo  favorendo una sua migliore attività funzionale come nel caso degli emuntori quali fegato, reni, cute e mucose varie quali quelle polmonari, intestinali, ecc . Questo recupero di funzionalità migliorerà nel fegato la sua capacità di detossificazione, nei reni e nella cute quella escretoria delle tossine. In questo senso potrebbero agire i cosiddetti drenanti d’organo, sostanze cioè in grado di favorire, in generale,  la riattivazione della capacità funzionale dei diversi organi.

c)- la frequenza del rimedio può  corrispondere ad uno stimolo al miglioramento del metabolismo nel caso che ci sia, ad esempio,  un deficit enzimatico, ormonale, vitaminico, minerale,  di un  pH inadeguato, ecc.
d)-  infine, un rimedio adeguato è in grado di arrestare la caduta dell’indice sulla base del principio di similitudine che è quello fondante il pensiero omeopatico hanhemaniano. Questo principio lo esplicheremo meglio in seguito, dopo aver accennato ad alcune recenti e fondamentali conoscenze immunologiche ufficiali della ricerca medica mondiale. 
Gli aspetti  particolarmente interessanti di tale metodica sono molteplici.
1)- Innanzitutto la possibilità di intercettare una situazione disfunzionale prima che diventi  lesionale. Quindi risulta validissima nella prevenzione reale, cosa che manca alla Medicina Convenzionale che è  solo in grado di rilevare una certa condizione  solo quando questa si esprime già con parametri patologici. Infatti, nella maggior parte dei casi, l’evoluzione di un organo verso forme patologiche conclamate può richiedere anche molti anni con un danno che può risultare irreversibile, dove qualunque approccio terapeutico risulterà spesso poco o affatto efficace.
In questa fase di disfunzionalità gli unici parametri rilevabili sono solo quelli fisici bioelettrici derivanti da un iniziale metabolismo alterato. Le tanto propagandate campagne di prevenzioni inducono ad una interpretazione errata di queste che dovrebbero essere più correttamente definite di diagnosi precoce.
2)- La possibilità di rilevare su quali diversi organi o tessuti uno stesso elemento patogeno agisce e lo stesso vale per quanto riguarda la terapia che si è individuata
3)- La possibilità di ricercare il primum movens di un quadro patologico complesso riducendo in questo modo i tempi ed i costi nella formulazione di una diagnosi e , quindi, di una terapia.
4)- L’individualizzazzione, anche in ambito allopatico, di farmaci più adeguati ai singoli pazienti. L’organismo, proprio per le sue capacità cognitive, non fa distinzione tra allopatia ed omeopatia. In diverse condizioni può avere necessità anche di farmaci di sintesi. Casi estremi, estremi rimedi.
5)- In campo oncologico, in particolare, oltre ad intercettare lo sviluppo di un tumore quando questo è in una fase appena accennata, a livello ancora di alterazione del DNA,  consentirebbe anche la  scelta del chemioterapico più idoneo.
6)- La possibilità di valutare nel tempo l’efficacia stessa di una terapia . Oggi, sia la diagnosi di  tumore che l’azione terapeutica viene basata solo su immagini strumentali e su marcatori tumorali ematici che non hanno elevata specificità, per cui quando questi rientrano nella normalità, non si è affatto sicuri che il tumore sia totalmente scomparso.
7)- Infine, l’aspetto più interessante lo si riscontra  soprattutto nella sfera delle patologie croniche dove è possibile individuare l’agente infettivo che le ha innescate anche  se presente solo in una quantità infinitesima.


Un limite a tale metodica, tuttavia, può derivare quando le misurazioni vengano fatte in un ambiente inquinato da frequenze elettromagnetiche derivate da apparecchiature elettriche o elettroniche. L’ideale sarebbe eseguirle in un ambiente schermato da queste.
Infine, come è ovvio in tutte le metodiche diagnostiche, occorre una relativa adeguata preparazione dell’operatore.

Nell’ambito della metodica EAV abbiamo varie apparecchiature e programmi con frequenze in alcuni casi anche  integrati. Tra  queste, pur avendone utilizzate alcune, quella che attualmente ritengo, a parer mio e sulla base delle mie personali esperienze, molto valida è l’Acupro. Il vantaggio di questa  è di avere una migliore visualizzazione della misura dell’indice e della sua caduta, ma soprattutto,  oltre ad un elevatissimo numero di sostanze memorizzate, di ciascuna ha  anche le frequenze di numerose diluizioni  sia nelle decimali, che centesimali,  cinquanta millesimali, ecc.. Questa condizione permette di ritrovare più facilmente  sia i nosodi, anche se presenti in quantità infinitesime, sia le relative concentrazione espresse come diluizioni.

Gli ’interrogativi che possono sorgere a riguardo di tale approccio diagnostico sono i seguenti:
1)- tale metodica ha un fondamento scientifico?
2)- e se si, perché il mondo della Medicina Accademica non lo ha preso in considerazione?
3)- i vari rimedi fitoterapici ed omotossicologici, i più rappresentativi in questo ambito, sono efficaci? Perché non contemplati nella farmacologia ufficiale?
4)- l’omeopatia ed il  suo principio di similitudine su cui si fonda, può essere considerata una scienza medica valida e su quali criteri di compatibilità con quelli della Medicina convenzionale?
5)- l’omeopatia con le sue diluizioni elevate ed elevatissime può trovare un riscontro scientifico che le giustifichi?

Vediamo di dare delle risposte che trovino dei supporti nell’ambito delle conoscenze scientifiche attuali e quindi accettabili e condivisibili.

1)- Rispondendo alla prima domanda,  tale metodica di EAV, in quanto  sia l’apparecchiatura che le frequenze registrate  nel software sono basati su principi  che  soddisfano  pienamente   quei criteri di scientificità richiesti e precisamente di ripetitività e possibilità di riscontri clinici e laboratoristici. Quindi nessun fisico e tanto meno un qualsiasi medico può disconoscere la sua validità. Ci possono essere obiezioni invece sulle misurazioni attraverso il pozzetto esterno di cui è dotato lo strumento.
2)- Il perché, poi,  il mondo accademico non abbia preso in considerazione tale metodica, deriva dal fatto che la sua cultura è orientata esclusivamente verso la biochimica a scapito della fisica. Infatti, a fronte di un esame di fisica, a dir poco ridicolo, c’è un ponderoso esame di Biochimica terrore di tutti gli studenti di medicina. Quindi, nella cultura medica  c’è una grave lacuna di quelle conoscenze oggi ineludibili soprattutto di Fisica Moderna, che interpreta la realtà soprattutto come energia dove anche la materia, secondo la famosa formula di Einstein E=mc2, altro non è che energia condensata  e rappresenta solo il 4%  di tutto l’universo.
Da quanto detto viene ad essere ingiustificata la considerazione di molti che ritengono la metodica EAV non scientifica sulla considerazione che se fosse valida sarebbe accettata dal mondo medico.
Oltre a tali motivi c’è, purtroppo una eccessiva ed ingiustificata soggezione del mondo medico ad interessi estranei alle sue finalità, interessi finalizzati unicamente al profitto che comportano oneri economici enormi per la sanità.

3)- Per quanto riguarda la fitoterapia, viene ignorato dagli organi medici ufficiali tutto quel patrimonio culturale millenario e secolare relativo all’uso e benefici di molte piante nelle più svariate malattie. Questo perché l’industria chimica si è impossessata della gestione terapeutica. Essa ne ha potuto individuare quei principi attivi di molte piante con proprietà medicamentose e, dai modelli molecolari di tali sostanze basi, modificati chimicamente, ne sono derivati numerosi altri farmaci, che seppure possono risultare più efficaci, tuttavia spesso comportano effetti tossici con gravi rischi per la salute. Infatti, in America, organi ufficiale hanno  posto al terzo o quarto posto i decessi per cause iatrogene. D’altra parte, è sufficiente leggere i foglietti illustrativi di tutti i farmaci per rendersi conto che, a fronte di poche righe per le indicazioni,  segue tutta una serie di numerosi effetti collaterali, avversi, ecc..
   Un esempio vale per tutti, quello  delle statine di sintesi, brevettate,  anch’esse  derivate inizialmente da un fungo, il monascus,  per il controllo del colesterolo ritenuto, tra l’altro a torto, causa di patologie cardiovascolari.  Le conseguenze negative  di tali statine sono rappresentate soprattutto dalla loro azione sui muscoli su cui inducono necrosi cellulare. La vendita di tali statine rendono annualmente alle case farmaceutiche miliardi di dollari! Un  vero gigantesco business! Se è vero che è più semplice definire gli aspetti farmacologici ed i relativi dosaggi nel caso dei prodotti di sintesi, è anche vero che vengono escluse quelle altre componenti presenti nel prodotti naturali  che possono modulare e sinergizzare la rispettiva azione farmacologia, ma in quanto prodotti naturali non brevettabili escluderebbero  il monopolio delle ditte farmaceutiche.
 L’omotossicologia, nata anch’essa in Germania attorno agli anni 50, ad opera di … oltre ad aver definito le fasi evolutive dei processi patologici, ha posto particolare attenzione sulle condizioni dello spazio extracellulare, definito mesenchima, tessuto connettivo lasso o matrice. Tale tessuto è, purtroppo, totalmente ignorato dalla medicina accademica pur essendo di fondamentale importanza sia perché è ubiquitario e sia per i processi disfunzionali e patologici che in esso hanno sede.
Per meglio comprendere il suo ruolo possiamo paragora il mesenchima ad un sistema di vie e corridoi che consentono l’accesso ai vari edifici, gli organi, e appartamenti, le cellule. Se tale ambiente viene occupato da detriti, rifiuti organici ecc. è ovvio che si verificherà una condizione di progressivo inquinamento sia delle vie che degli appartamenti. Allo stesso modo, giacchè attraverso il mesenchima avviene il passaggio dei nutrienti, degli ormoni, dell’ossigeno veicolato dalla emoglobina, dei messaggi elettrici, degli elementi del sistema immunitario, ecc. alle singole cellule, come pure l’eliminazione dei prodotti di scarto del metabolismo cellulare, è ovvio, anche in questo caso, si verificherà una sofferenza cellulare con tutta una serie di disturbi, inizialmente funzionali, che diverranno in seguito lesionali.
L’obiettivo fondamentale, che è alla base del pensiero omotossicologico, è proprio quello   di favorire l’eliminazione delle cosiddette “omotossine”, operazione fondamentale per un ripristino delle condizioni necessarie per un recupero della piena funzionalità cellulare e, quindi, dei vari organi , con un miglioramento delle condizioni di efficienza di tutto l’organismo.
All’uopo utilizza farmaci omeopatici, spesso a bassa diluizione, combinati con effetti convergenti a favorire la eliminazione delle omotossine presenti e ristagnanti nel mesenchima. La medicina ufficiale interviene anch’essa su tale sistema con flebo di fisiologica solo quando ci sia una condizione di intossicazione acuta, ignorando del tutto l’importante ruolo che esso svolge.  Infatti, in esso, si svolgono anche tutti quei meccanismi immunitari che, attraverso i processi infiammatori, consentono la sopravvivenza contro l’azione patogena dei vari agenti infettivi.
Molti medici, che tanto facilmente prescrivono antibiotici ed antipiretici, ignorano gli effetti di questi su quei processi infiammatori che la natura ha saputo approntare nel corso di milioni di anni, attraverso criteri evolutivi, finalizzati in funzione della sopravvivenza della specie umana. Infatti nell’infiammazione, oltre al calore, rossore e dolore si ha anche un gonfiore, dovuto ad un maggiore accumulo di liquidi, che favorisce anche un migliore  apporto di sia di molecole che di cellule del sistema immunitario ed anche, in seguito,  la eliminazione dei residui derivanti dalla distruzione degli agenti infettivi, in questo modo si perviene ad un pieno ripristino delle condizioni iniziali di salute. L’azione degli antibiotici ed antipiretici, bloccando bruscamente questo meccanismo naturale, determina una condizione di gelificazione del tessuto infiammato con intrappolamento sia di una parte di cellule infettive ancora vitali sopravvissute all’azione dell’antibiotico, sia di parti distrutte di queste. Quindi, attivazione di risposte immunitarie contro quelle strutture molecolari residue e maggior difficoltà di eliminazione di materiale estraneo. Risultato finale: tempi più lunghi di recupero   con una conseguente prolungata sofferenza e malessere del soggetto.   Poiché esistono due tipi di Linfociti, quelli definiti Th1 preposti a gestire l’infiammazione ed i Th2, preposti alle risposte immunitarie specifiche, tra cui esiste un equilibrio naturalmente ben regolato, bloccando l’azione dei primi con gli antipiretici si sposta l’equilibrio verso i secondi e quindi più facilità a risposte autoimmuni.

4)- Per quanto riguarda la domanda fondamentale, se l’omeopatia può essere considerata a tutti gli effetti una Scienza medica, occorre evidenziare i suoi criteri e le relative corrispondenze con le conoscenze scientifiche mediche e fisiche attuali.
Occorre porre un po’ di chiarezza in merito ai due aspetti più controversi dell’omeopatia: il principio di similitudine e le alte diluizioni

Cenni di omeopatia  
Vediamo, quindi,  i fondamenti del pensiero omeopatico,formulati in modo preciso ed organico dal suo fondatore il Dott. Hahnemann nei primi anni del 1800, e se esiste una sua possibile integrazione con la Medicina Accademica. Iniziamo con il primo:
Principio di similitudine
1)- Innanzitutto, Hahnemann rifiutò il dogma umoralistico dominante ai suoi tempi, che riteneva le malattie conseguenti ad umori corrotti e che quindi questi dovessero essere eliminati con salassi,clisteri e purganti, costituiti dalle più svariate e fantasiose formulazioni con sostanze spesso tossiche. Infatti egli potè constatare non solo l’inefficacia ma molto spesso  un decadimento delle condizioni di salute conseguente  a tali pratiche. Per questo motivo, deluso,  egli abbandonò la sua professione di medico riducendosi a fare il traduttore. In questa sua nuova attività venne a conoscenza dell’uso della corteccia di china come antimalarico da parte di popolazioni sud-americane. Egli provò gli effetti di tale sostanza su se stesso e potè constatare che essa induceva gli stessi sintomi della malaria. Da questo comprese  che se, invece,  usata in individui affetti da malaria agiva  favorendone la guarigione.
 Formulò quindi il principio di similitudine sulla base del quale una sostanza che in un individuo sano induce un certo quadro di sintomi e segni è in grado di guarire un individuo malato che presenti una medesima situazione clinica. Iniziò  una sperimentazione di varie sostanzel più puri possibili, spesso di natura tossica, somministrandole, in quantità ovviamente sub-tossiche, su sperimentatori sani e di buon livello culturale invitandoli a non ingerire sostanze diverse da quelle alimentari  comuni. Essi dovevano  descrivere, fin dalle prime ore in poi, tutti i sintomi e manifestazioni varie che derivavano come conseguenza dell’assunzione di queste sostanze. Evidenziava in particolare quei sintomi che si manifestavano in più sperimentatori  modo chiaro e ripetuto. Ne valutava l’efficacia terapeutica di ciascuna sostanza in soggetti con quadri clinici il più possibile sovrapponibili a quelli riscontrati nella sperimentazione  della medesima sostanza.
In questo senso si deve ritenere il primo ad aver introdotto un criterio sperimentale  nell’ambito della medicina in un epoca in cui non c’era nessun criterio nella ricerca delle proprietà delle varie sostanze impiegate come farmaci.
Questo criterio di sperimentazione è molto più interessante che non quello di utilizzare le cavie od altri animali in quanto esistono differenze sostanziali nei metabolismi umani ed animali. Oltretutto l’animale non può riferire quei sintomi che, invece, ad un uomo sarebbe possile. Per cui traslare dati da una cavia all’umano rappresenta un criterio  troppo riduzionistico e non affidabile. Si eviterebbero molte sofferenze e sacrifici di molti poveri animaletti.
Anche la medicina ufficiale ha utilizzato lo stesso criterio hahnemanio di sperimentazione e lo ha fatto per conoscere gli effetti delle varie citochine come ad esempio, le IL2, la Sostanza P, TNF il tumor necrosi factor, ecc.

Il concetto hahnemaniano di psora, ovvero di malattia cronica.
Nei suoi studi egli osservò che in alcuni tipi  di malattie l’azione dei relativi rimedi, anche se opportunamente scelti, sembrava inizialmente efficace, ma poi, queste si ripresentavano  e alle successive somministrazioni dello stesso rimedio, questo non presentava più alcun effetto. Per spiegare questi insuccessi ritenne che alla base di queste ci fosse un fenomeno cronico. Per comprendere il meccanismo alla base di questo egli ipotizzò, pur essendo in un’epoca pre-microbioligica, che ci fosse una specie di contagio con qualcosa che egli definì, nel linguaggio dell’epoca miasma, in grado di attivare in tutti gli esseri umani una malattia cronica Questa patologia cronica si manifesterebbe anche a livello cutaneo con una lesione eczematosa e prurito da lui definita  psora. Egli aveva inoltre scoperto che solo con  alcuni rimedi, definiti antipsorici, possono essere guarite le diverse patologie croniche. Egli ha descritto nei  5   volumi   del Trattato delle Malattie croniche quei rimedi fondamentali per il trattamento della malattie croniche.
Questa sua intuizione di un miasma, in grado di attivare una malattia cronica, non fu compresa dai suoi seguaci che reinterpretarono l’omeopatia su criteri individuali allontanandosi  da quelli di Hahnemann che deve essere considerato il vero padre dell’omeopatia in quanto ne ha definito i principi e criteri  in modo formale ed organico in rapporto soprattutto alle forme patologiche croniche. Ne sono derivate diverse scuole di omeopatia che nelle forme croniche di malattie, in quanto non corrispondenti al pensiero omeopatico del suo ideatore,  non conseguono in queste risultati efficaci e risolutivi. Quindi sono sorte l’omeopatia unicista, che ritiene che per ogni individui esista un unico rimedio a vita, la pluralista che usa diversi rimedi singolarmente, la complessista con più rimedi mescolati insieme, la costituzionalista sulla base della costituzione fisica del soggetto, la spiritualistica che fa riferimento ad aspetti psichico-spirituali del paziente, ecc. 
2)    Il criterio terapeutico cui faceva riferimento  si basava, quindi,  sul principio  del “similia similbus curentur”, La scoperta del mimetismo molecolare, che appare più che evidente nelle migliaia di articoli di medicina reperibili su siti web specifici  tra l’antigene batterico e strutture molecolari simili  di un organismo, entro cui un’agente infettivo ha attivato una risposta immunitaria, é la prova scientifica della validità del criterio di similitudine omeopatico.
Questa scoperta è di fondamentale importanza e per questo merita una particolare attenzione in quanto è alla base dello sviluppo delle malattie croniche. Quando un agente infettivo, batterico o virale, entra in un organismo si attiva una risposta immunitaria che ha la funzione di mantenere integro il proprio patrimonio chimico, definito il Self. Inizialmente si sviluppa una infiammazione aspecifica, come in tutte le infezioni. Dopo alcuni giorni la risposta immunitaria si specializza nella produzione di anticorpi dapprima grossolani, le IgM, e in seguito le immunoglobuline gamma, le IgG, molto più specifiche in quanto costruite sulla struttura molecolare che caratterizza l’antigene dell’agente infettivo. L’antigene è  molecola proteica posizionata o sulla parete esterna dell’agente infettivo o all’interno di esso.
 Le IgG, in particolare, sono  molecole proteiche semplici che vengono costruite in modo da potersi combinare, attraverso legami chimici secondari deboli, con quella struttura molecolare definita antigene, cioè generatore di anticorpi,  in grado di attivare una risposta immunitaria specifica. Possiamo paragonare l’anticorpo ad una chiave in grado di combinarsi solo con una specifica serratura rappresentata in questo caso dall’antigene infettivo. L’anticorpo IgG, intercettando l’agente infettivo si lega al suo antigene sul quale è stato modellato.
Questa combinazione, tra l’antigene infettivo e l’anticorpo specifico IgG, segnala alle altre cellule del sistema immunitaria la necessità della sua distruzione ed eliminazione che puntualmente avviene. In questo modo, se l’infiammazione iniziale aspecifica elimina il grosso degli agenti infettivi, gli anticorpi  del tipo IgG, vanno ad eliminare  in modo mirato, come cecchini scelti, quegli agenti infettivi ancora sopravvissuti. Questo meccanismo si definisce “Immunità specifica”, cioè difesa specializzata. Fin qui tutto va bene.
Quando sorge il problema? Quando per un fatto genetico correlato alla presenza di particolari molecole di un codice genetico individuale definito HLA, cioè,  di Istocompatibilità Maggiore, situato su un braccio del cromosoma 6. Tale codice HLA è stato individuato per rendere più compatibili possibili i trapianti d’organi tra donatori e riceventi..
In base al tipo di molecole, cosiddette di classe I e II,  si possono presentare su cellule di alcuni tipi di tessuto, strutture molecolari proteiche  simili a quelle dei vari antigeni batterici o virali. La conseguenza che ne deriva è quella, appunto,  che gli anticorpi IgG, non essendo in grado di distinguere tra gli antigeni infettivi e le strutture molecolari del proprio organismo si legano anche a queste con conseguente meccanismo che porta però all’autodistruzione di cellule proprie. C’è, in sostanza, un errore di lettura da parte degli anticorpi nei confronti di quelle particolari  molecole, che pur facendo parte del proprio organismo, hanno la sfortuna di rassomigliare, per analogia di sequenze aminoacidiche, componenti di base delle proteine in generale. Un anticorpo programmato per difenderci, e, quindi, immunità, si trasforma, suo malgrado, in un auto-anticorpo e, quindi autoimmunità.
 Questo meccanismo, definito in vari modi nella letteratura  ufficiale come molecular mimicry in inglese, in italiano  in mimetismo molecolare o similitudine molecolare o, infine reattività crociata per la sua azione sia sull’elemento infettivo che su molecole endogene. Se  ha da un lato  come effetto positivo l’eliminazione di tutte le presenze infettive, dall’altra parte attiva un meccanismo patologico cronico, che non guarisce mai, quando siano presenti molecole strutturalmente simili a quelle antigeniche.. Questo perché le cellule che vengono distrutte vengono poi rigenerate con le stesse caratteristiche biochmiche che riandranno distrutte nuovamente,  per lo stesso meccanismo.
 Poiché gli anticorpi IgG vengono  impegnati in questo meccanismo questi continueranno ad essere prodotti. Quindi una volta attivatosi un taleprocesso, questo perdurerà per tutto il resto della vita condizionandola negativamente. Questo meccanismo continuo di distruzione e rigenerazione indurrà una infiammazione cronica dei tessuti con la funzione di eliminazione dei residui delle cellule distrutte.
Questa infiammazione cronicizzata, quiescente  alcuni periodi della vita ed in altri più manifesta, porterà prima o poi, in un periodo a volte anche molto lungo, a danni strutturali dei tessuti interessati a tale processo immunomediato con perdita della funzionalità degli stessi, predisponendo nel tempo a processi degenerativi anche molto gravi che possono comportare sofferenza fisica e morte prematura.
Affinchè si manifesti una malattia cronica è necessario, pertanto,  che ci sia da una parte la predisposizione genetica correlata alla presenza o meno di particolari molecole del sistema HLA, dall’altra l’innesco infettivo in grado, interagendo con le suddette molecole, di attivare questo perverso meccanismo. La sfortuna consisterà sia in questa predisposizione genetica e  sia nell’essere contagiato da quell’agente con antigeni simili al tipo di molecole presenti nel nostro sistema di istocompatibilità . Questo codice HLA è unico per ogni individuo di questa Terra.
Sulla base di questa predisposizione si possono avere più meccanismi autoimmuni nello stesso individuo. E’ ovvio che la sua qualità e durata  di vita non sarà né molto buona, né molto  promettente. Se può consolarci, sulla base del pensiero che aver compagni al duol scema la pena, non esiste nessun individuo al mondo che sia del tutto esente da un tale meccanismo cronico  patologico. Il più sano avrà almeno una patologia autoimmune anche se non particolarmente attiva.
Il motivo per cui tutti siamo esposti a tale meccanismo deriva dal fatto che tutti siamo predisposti ad interagire,  fin dal primo momento della nostra venuta al mondo, con particolari specie batteriche, quelle appartenenti alla famiglia degli streptococchi, estremamente diffusi e responsabili delle comuni  otiti, faringiti, tonsilliti, bronchiti e polmoniti, ecc..
         Ognuno di noi, dal primo contagio con uno di tale batteri attiverà una risposta autoimmune. Tale risposta si manifesterà soprattutto a livello cutaneo in quanto gli antigeni degli streptococchi sono tra quelli più simili alla cheratina che si trova appunto sia sulla cute che sulle varie mucose e duttuli vari. Si spiega allora facilmente come avviene la formazione della crosta lattea, come pure delle dermatiti varie, compresa l’atopia, e soprattutto la psoriasi che è la massima manifestazione cutanea di tale fenomeno. Questa manifestazione si avrà quando il soggetto presenterà nel suo HLA una molecola identificata con la sigla Cw6.

C’è, pertanto in ogni individuo una predisposizione ad ammalarsi di una o più malattie croniche sulla sua predisposizione espressa dalle molecole che costituiscono il suo codice genetico individuale, cioè, l’ HLA.
Coloro che non credono al destino dovrebbero almeno riflettere sul fatto che tale codice genetico, ereditato dalla sua famiglia ed avi,  lo predisporrà fin dalla nascita, prima o poi,  ad ammalarsi  più o meno gravemente di specifiche patologie croniche. Le sue sofferenze, come recitava la cantante Dalidà,” erano già scritte nel cielo”.
Uno stile di vita sana che si basi sui migliori criteri salutistici consigliati da scuole e ricercatori seri e  preparati, che fanno riferimento ai migliori principii   naturopatici e bioenergetici, indubbiamente consentiranno un maggior controllo nei confronti di tali meccanismi autoimmuni, migliorando e conservando  le condizioni generali di salute in modo ottimali per tempi più o meno lunghi,  anche se non verranno eliminati.
 Infatti, non sono rari i casi di individui, che pur avendo rispettato tutti i canoni salutistici, vivendo in luoghi salubri, parsimoniosi nel mangiare cibi sani, non fumando, facendo una vita sobria e facendo una buona attività fisica, tuttavia ciò non ha impedito il manifestarsi in essi  di gravi malattie degenerative comprese  quelle tumorali.

Questo meccanismo del mimetismo molecolare, come sopra accennato, è stato riscontrato in migliaia di ricerche di autorevoli Istituti a livello mondiale ed  in molta letteratura medica anch’essa accreditata. Vediamo in che modo è stato scoperto e riscontrato nelle più svariate patologie croniche.
Ricorriamo per meglio comprenderlo ad alcuni esempi  specifici. Prendiamo il caso di una gastrite cronica che all’esame gastroscopio, pur con segni di infiammazione della mucosa,  risultava  privo dell’agente infettivo causale e precisamente l’Helicobacter pylori. Dall’esame del sangue di molti pazienti con una tale situazione si riscontrava sampre la presenza in esso di anticorpi specifici  del tipo IgG  contro tale batterio. Cosi  in tutti i pazienti affetti da  diabete  insulino-dipendente, hanno sempre ritrovato presenti unicamente  gli anticorpi  IgG, contro  gli adenovirus, i rothavirus e i coxsackie virus B4.
Anche nelle ricerche su migliaia di soggetti con patologie cardiovascolari gli unici anticorpi ritrovati, sempre del tipo IgI anche se in percentuale diversa, erano quelli contro lo streptococco pneumoniae, la chlamydia pneumoniae, l’helicobacter pylori, l’epatite A ed il citomegalovirus.
Questa presenza di IgG specifiche costantemente associate a queste patologie, ma non solo in questi casi,  ha spinto i ricercatori a studiare la struttura molecolare sia degli antigeni infettivi come pure alcune molecole presenti sui vari tessuti. Da tali studi è emerso che esiste una omologia di sequenze e quindi una somiglianza molecolare che induceva gli anticorpi IgG,  di combinarsi oltre che con le molecole antigeniche degli  agenti infettivi anche con alcune molecole presenti su  cellule proprie dell’organismo  in quanto strutturalmente simili.  
Dallo studio e ricerche sul sistema HLA si sono trovate anche associazioni tra le molecole in esso presenti ed i relativi inneschi infettivi sulla base sempre della corrispondenza della similitudineo mimetismo  molecolare.
Nel caso, ad esempio, dei tumori gastrici,  tiroidite di Hashimoto,  pancretati, patologie cardiovascolari, ma anche nel Morbo di Parkinson, come pure nell’Alzheimer e nell’autismo, sono stati riscontrati, in alta percentuale ,  gli anticorpi anti-Helicobacter pylori, consentendo la prospettiva di una correlazione causale tra tale agente patogeno e le malattie in questione. L’ignoranza da parte della classe medica  di tali informazioni fa sottovalutare i rischi che corrono i pazienti   anche con pochi sintomi gastrici,  a volte,  spesso silenti. Anche altre patologie interpretate oggi dalla Medicina Convenzionale come autoimmuni sono la Sclerosi Multipla, le allergie, la retto colite ulcerosa, le epatiti virali, il Morbo di Crohn , la sclerodermia, le connettiviti, la sclerosi amiotrofica laterale, ecc.ecc. praticamente tutte quelle croniche.
E’  ben noto che in molte manifestazioni  patologiche il farmaco il più utilizzato in assoluto, anche come vendite è il cortisone. La sua azione si giustifica in questi casi in quanto ha un forte potere immunosoppressivo. La sua efficacia dipende pertanto dal fatto che riducendo la risposta immunitaria e di conseguenza la minor produzione di anticorpi IgG, il quadro clinico indubbiamente migliora. Nella farmacologia ufficiale esistono altri immunosoppressori come il metotrexate.  Tale terapia immunosoppressiva, se è utilissima nelle fasi acute di tali patologie in quanto blocca i meccanismi autodistruttivi, tuttavia non elimina il meccanismo sottostante, per cui finita la sua azione il medesimo meccanismo, prima o poi si ripresenterà se mai in forma più grave ed il gioco ricomincia per continuare senza fine.
Da questi dati è derivata una nuova scienza che è, appunto,  l’Immunopatologia che va ad integrare l’ Immunologia classica. Il rischio di ammalarsi, quindi, paradossalmente deriva proprio dalla nostra risposta immunitaria che può andare ad attivare quei meccanismi autoimmuni, meglio definibili come immunomediati. Se è vero che  il Sistema Immunitario ha la funzione generale di mantenere integro il nostro Self è anche vero, per la sua attivazione di processi patologici cronici, che paghiamo caramente la nostra individualità biochimica e psichica 
La determinazione delle molecole facenti parte di un tale sistema HLA consentirebbero di prevedere già a pochi anni di vita a quali malattie potrebbe andare incontro un individuo se, per disgrazia, venisse contagiato  da uno o più agenti infettivi i cui antigeni sono simili a quelle molecole espresse nel suo codice individuale che può essere determinato attraverso un esame ematico.
La determinazione delle molecole presenti in tale codice,oltre a rappresentare una possibile prevenzione consentirebbe di formulare più correttamente una diagnosi. Ad esempio, se nell’HLA sono assenti le molecole DR1, soprattutto e DR4, si può escludere a priori la malattia reumatica che evolutivamente è molto più grave di altre forme artritiche come quelle cosiddette reattive.
L’aspetto subdolo di un tale meccanismo è spesso quello di presentarsi dopo anche molti anni dall’avvenuto innesco infettivo, restando in una forma subacuta con pochi sintomi disfunzionali che esami vari non evidenziano nulla di particolare. In questi casi, solo sulla base di informazioni anamnestiche anche se  remote, che  il paziente ha avuto in passato fin dalla sua più tenera età.  è possibile ricercare quegli agenti infettivi causali di patologie croniche attraverso, l’individuazione dei relativi anticorpi.
Le malattie si manifestano spesso in modo più accentuato o drammatico quando il soggetto è sottoposto ad una condizione di particolare stress sia fisico che psichico. Dalla Scienza PNEI, la  psiconeuroendocrinoimmunologia, si possono derivare alcune considerazioni data la stretta integrazione dei quattro sistemi. Un forte stress piscoemozionale  può alterare l’equilibrio sia a livello neurologico, ma anche, attraverso questo, anche quello endocrino ed immunologico mediante la liberazione in circolo di varie molecole neurologiche come , ad esempio, le varie citochine.
 Il discorso può essere anche inverso e precisamente i meccanismi autoimmuni indotti dal sistema immunitario possono interessare anche il Sistema nervoso ed, indirettamente la psiche come nel caso del Parkinson ed Helicobater pylori.
Il grande errore commesso dalla Medicina Ufficiale è stato proprio quello di aver separatola la psiche dalla neurologia con le specializzazioni settoriali della Psichiatria e della Neurologia ignorando che l’attività psichica trova supporto in quella neurologica. Non si rende conto che il confine tra psiche e sistema nervoso non esiste sulla semplice considerazione che l’azione di un farmaco psicolettico, o antidepressivo agisce anche sull’espressione psichica di un soggetto attraverso, ovviamente, interazioni chiochimice cerebrali.  Anche la Psicologia e la Psicanalisi  non possono comprendere pienamente i meccanismi  che sottendono le  varie malattie psichiche,  comprese quelle meno gravi come la depressione o le semplici nevrosi,  se escludono a priori quei processi infiammatori a carico dei vari centri del Sistena nervoso centrale,  anche se minimali, che spesso  si manifestano alla TAC come sporadiche zone di gliosi, cioè di infiammazioni  di cellule che fanno da supporto ai neuroni.

Tale meccanismo anche se è più complesso di quanto sopra descritto , concettualmente si basa di fatto sul criterio della mimetismo o similitudine molecolare.
Un tale meccanismo riscontrato in  tutte le patologie croniche è di estrema e fondamentale importanze nel poter costruire un modello unico di tutte le malattie croniche. L’aspetto drammatico della Medicina Accademica è rappresentato proprio dalla mancanza di un modello di sviluppo della malattia cronica. Questo ha gravi e nefaste conseguenze sia nella comprensione di quadri patologici vari e sia nella possibilità di indirizzare in modo adeguato terapia e ricerca. Spesso un medesimo meccanismo autoimmune può esprimersi con danni su diversi organi o tessuti come può essere nel caso delle tiroiditi autoimmuni, nel morbo di Parkinson, pancreatiti, patologie cardiovascolari, anche psoriasi, quando nel suo HLA c’è la molecola Cw7,  associati spesso a gastriti croniche. Questa condizione  dovrebbero, allo luce del  meccanismo immuno-mediato, indirizzare la ricerca verso l’elemento patogeno che lo ha innescato. In questo caso la positività delle IgG contro dall’Helicobacter Pylori, e l’esclusione di altri anticorpi,  consentirebbe di correlare i diversi manifestazioni  patologici ad un unico meccanismo eziopatogenetico. Infatti, in situazioni simili è stata riscontrata la positività delle IgG contro l’Helicobacter pyloro.
 Quindi si possono avere malattie  diverse ma determinate da un medesimo elemento causale quando siano presenti tutte le predisposizioni, HLA definite, compatibili con tali patologie. Mancando di un tale modello di malattia cronica, la medicina ufficiale, brancolando nel buio,  interpreta invece queste forme come separate e tra loro non correlate.
Quindi, un paziente con un quadro patologico complesso, come esemplificato in questo caso, sarà inviato a turno dal gastroenterologo, dall’endocrinologo, dal cardialogo, dal neurologo. Ognuno di questi prescriverà tanti farmaci quanti sono i sintomi e segni presenti nel paziente: l’inibitore della pompa protonica per l’acidità di stomaco, l’antispastico per i dolori, il l’antistaminico ed cortisone per la psoriasi helicobacter pylori correlata, le statine, la cardioaspirina ed eventualmente il cumadin contro il rischio di coagulazione ematica, l’Eutirox per la tiroide, la dopamina per il Parkinson, l’antiinfiammatorio nel caso di artriti che  pure essere possono essere causati dallo stesso batterio attraverso il medesimo meccanismo.
Situazioni del genere, se intercettate nelle  fasi iniziali,  e con terapie in grado di neutralizzare un tale meccanismo sarebbe stato possibile  guarire il paziente contemporaneamente da tutte le malattie apparentemente scollegate tra di loro.
Viceversa, diversi inneschi infettivi possono agire su un medesimo organo.

 Nei siti internet dedicati alla medicina ufficiale, come PubMed e Medline su cui convergono tutte le ricerche svolte nei molteplici Istituti accreditati e strutture universitarie mondiali, è facile ritrovare, sia quali  agenti patogeni si sono trovati associati,  più frequentemente alle diverse malattie croniche sia i mimetismi molecolari correlate alle medesime. Tutte queste conoscenze sono ignominiosamente ignorate dalla classe medica anche ai suoi livelli più elevati. Questa ignoranza la si può dedurre dal fatto che in tutte le trasmissioni televisive ad indirizzo medico tutti gli interventi di eminentissimi professori non  hanno mai  fatto riferimento ad un tale meccanismo di mimetismo molecolare sebbene come semplice ipotesi a giustificazione causale delle varie patologie croniche degenerative.
Si direbbe che le uniche fonti di aggiornamento derivino  dai congressi che, per i costi che comportano, sono organizzati dalle potenti ditte farmaceutiche che hanno tutto l’interesse non di informare ma di addottrinare la classe medica. Infatti, tutti gli argomenti che vengono trattati sono unicamente correlati alla promozione dei propri farmaci. Anche tutta la ricerca è fortemente condizionata dalle case farmaceutiche che, se è vero che sovvenzionano i vari istituti di ricerca pubblici, li indirizza, però, solo verso quei prodotti   che interessano a loro. Anche quel 15% di ricerca libera, anch’essa è vincolata ai criteri generali imposti sempre dalla ditte farmaceutiche. Anche tutto il denaro delle donazioni private raccolto nelle varie campagne pubblicitarie per la lotta contro i tumori, indirettamente fanno gli interessi di queste in quanto seguono i criteri formulati sempre dalle stesse industrie che, per motivi costituzionali devono essere orientati al profitto e non alla guarigione dei pazienti. Infatti, è il paziente cronico che deve essere curato finchè campa bene o male, è quello che più soddisfa gli interessi dell’industria del farmaco.
L’interrogativo che giustamente ci si dovrebbe porre è il seguente: la Medicina convenzionale, ammesso che recepisca queste conoscenze, sarebbe in grado di gestire terapeuticamente   le patologie croniche agendo sul meccanismo causale costituito appunto dal mimetismo molecolare?
La risposta è negativa in quanto tutta la farmacologia ufficiale è ancora attualmente indirizzata unicamente al trattamento dei sintomi. Infatti, a parte gli antibiotici, non esiste un solo farmaco, sottolineo un solo farmaco, in grado di antagonizzare i meccanismi causali responsabili delle patologie croniche


Su questo principio è stato debellato il vaiolo, utilizzando il vaccino bovino simile ma non uguale a quello umano. Le  immunizzazioni che si basano invece sull’idem possono attivare lo stesso, in soggetti predisposti sulla base delle molecole dell’HLA, un tale meccanismo autoimmune. Facendo le vaccinazioni di massa si beccano sicuramente tutti quelle predisposte! Le vaccinazioni contro l’ HPV , infatti, determineranno nei prossimi anni un incremento di diabete tipo 2 in molte donne vaccinate in quanto gli anticorpi contro specifici antigeni di questo virus, per mimetismo molecolare, andranno a distruggere i recettori insulinici! Tutto questo è ampiamente documentato dalle omologie di sequenze aminoacidiche  tra tali antigeni virali e quelli recettoriali dell’insulina presenti a livello delle membrane cellulari. Oltretutto, perché tre somministrazioni quando sarebbe sufficiente solo una? La risposta è semplice!!!
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3)      L’altro aspetto è quello di aver utilizzato la diluizione dei rimedi affinché tale diluizione servisse ad eliminare la tossicità e gli effetti collaterale ma conservasse le proprietà terapeutiche.
Le alte diluizioni in cui non si ritrova più la sostanza hanno da sempre rappresentato l’altro aspetto controverso nei confronti dell’omeopatia. Benveniste,ricercatore francese  fu il primo a parlare di “memoria dell’acqua” una decina di anni fa, ma fu oggetto di critiche feroci e smentite ufficiali e perseguitato dall’Establishment medico. Oggi, Montagner ha dimostrato con un procedimento bioelettrico la validità della scoperta di Benveniste sulla “memoria dell’acqua”. Essendo un premio Nobel non lo si può attaccare come Benveniste. Tuttavia, per continuare le sue ricerche ha dovuto trasferirsi in paesi medio orientali!

Viene omesso di dire che nei vari passaggi da una diluizione a quelle superiori si effettuano delle “successioni”, ossia sbattimenti che rinforzano l’informazione contenuta dall’acqua e derivante dal suo contatto con la sostanza primariamente disciolta in essa. Sono queste succussioni che rendono efficaci i rimedi omeopatici diluiti.
      Concludendo il discorso sull’omeopatia c’è da dire che il pensiero omeopatico di Hahnemann non fu compreso dai suoi allievi, i quali reinventarono forme personali di omeopatia. Ne sono derivate varie: una omeopatia uni cistica, che ritiene esserci un solo rimedio a vita per ciascuno, un’omeopatia pluralistica, complessistica, costituzionalistica, spiritualistica. Queste, allontanandosi dall’insegnamento del maestro, non sortiscono gli effetti dell’omeopatia classica, quella di Hahnemann.

Considerazioni conclusive.
A tutt’oggi, nell’ambito della ricerca medica e farmacologica non c’è neanche un abbozzo di modello di sviluppo delle patologie croniche, pur con tutti gli strumenti sofisticatissimi a disposizione ed i miliardi di dollari spesi in questo ambito.
 Oggi, ci sono tutte  le informazioni su siti web dedicati specificatamente alla medicina dove confluiscono tutte le ricerche mondiali di istituti di ricerca. Sono migliaia i lavori dove vengono associate patologie croniche in cui si sospetta la correlazione con determinati agenti infettivi attraverso un meccanismo di mimetismo molecolare mediato dalle IgG. Le parole chiavi per accedere a queste informazioni sono il nome della patologia e molecular mimicry, o il nome della patologia and infections.
Sull’omeopatia si danno purtroppo valutazioni che esprimono  disinformazione e pregiudizi.L’errore grossolano, in questo senso, è quello di voler valutare da parte delle scienza medica ufficiale, basata su criteri riduzionistici, la scienza medica omeopatica basata invece su criteri olistici.  Nella medicina ufficiale esiste l’antipiretico che agisce su ogni tipo di febbre. In omeopatia non esiste un rimedio unico per la febbre. Ne esistono diversi la cui scelta deve tener conto di diversi sintomi, come, ad esempio, se il paziente ha sete o meno, se è agitato, se preferisce restare da solo, se peggiora di notte, ecc. Il medico deve quindi conoscere bene tutti quei sintomi che caratterizzano un rimedio  per poterli ritrovare in un paziente.
 L’orientamento olistico, oggi, si va affermando in tutte le altre scienze fisiche, economiche, biologiche, ecologiche , ecc.. Paradossalmente, è proprio l’omeopatia più in linea con l’evoluzione del pensiero scientifico moderno orientato maggiormente in senso energetico ed olistico!
In merito al mimetismo molecolare, scoperto già da una decina di anni, la classe medica non è informata per il semplice motivo che gli aggiornamenti avvengono tramite congressi tutti organizzati dalle case farmaceutiche impostati solo alla promozione dei loro prodotti, poiché non sono istituti di beneficenza.
Permettimi infine una considerazione lampante, ma comunemente ignorata, nell’evidenziare una contraddizione sostanziale tra gli interessi della salute dell’umanità, che vorrebbe essere “guarita” dai suoi mali,  e gli interessi della grossa industria chimica del farmaco, unica a gestire ricerca ed informazione, ispirata unicamente alla dura legge del profitto. Su questi presupposti come si può pensare che le Case farmaceutiche possano operare per il “bene dell’umanità”? Il film “IL FUGGITIVO” rappresenta una tale realtà non semplice finzione!
                                                                          

SULLA MEMORIA DELL’ACQUA
Straordinaria rivelazione - in anteprima mondiale - del Premio Nobel Prof. Luc Montagnier in occasione del convegno "Integrazione tra fisica, chimica e biologia alla base della medicina del futuro.
Milano, 1 ottobre 2009 - Luc Montagnier, Premio Nobel 2008 per la medicina, ha partecipato al convegno "Integrazione tra fisica, chimica e biologia alla base della medicina del futuro", tenutosi ieri a Milano presso il Circolo della Stampa. Durante il suo intervento Luc Montagnier ha rivelato in anteprima mondiale alcune sorprendenti scoperte relative alla natura del DNA umano, ottenute dal suo staff attraverso i percorsi di ricerca sull'AIDS.
Partendo dal presupposto che il DNA si organizza intorno all'acqua, che è la base dell'organismo umano, Montagnier ha dichiarato: "Questo principio è sempre stato evidente, ma è stato altrettanto trascurato, come trascurate sono state le necessarie interazioni tra la medicina e la fisica, discipline che invece sono strettamente interdipendenti, specie per quanto riguarda l'analisi della struttura dell'acqua. A queste nuove scoperte siamo arrivati seguendo i nostri percorsi di ricerca sull'AIDS, collaborando con laboratori di varie parti del mondo. Abbiamo utilizzato sensori a bassa frequenza, osservando sia i filtrati delle colture di virus sia il plasma di persone infette. E ciò che abbiamo visto è una variazione nelle frequenze delle onde elettromagnetiche, abbiamo osservato dei picchi nella fascia da 0 a 20.000 hertz"
Montagnier parla dunque di un vero e proprio fenomeno di "risonanza" nelle molecole dell'acqua quasi che essa fosse "condizionata" e quindi "condizionabile". Questo condizionamento può essere interno od anche esterno, ed in questo acquistano certamente peso certi fattori ambientali, come l'inquinamento elettromagnetico delle nostre città. Al di la di questo, è dunque possibile affermare, in estrema sintesi, che quando si diluisce una sostanza fino a far rimanere "solo acqua", essa mantiene comunque un suo background elettromagnetico.
"Abbiamo svolto molti studi sui batteri - ha proseguito Montagnier - e ci sono segnali da parte di molecole ad alto peso molecolare che anche se diluite alla 10 alla diciottesima mantengono un loro proprio segnale: abbiamo dimostrato che questo fenomeno non dipende dalla quantità, ma è un fenomeno che afferisce alla fisica quantistica, alla struttura fisica dell'acqua. Ad esempio abbiamo lasciato due distinte provette in un contenitore di lega metallica che impedisce l'irradiazione verso l'esterno, ed abbiamo visto che tra le due provette, una diluita a 10 alla terza ed una a 10 alla nona, c'era uno scambio di informazioni e di connotazioni a livello molecolare. Questo ci ha dimostrato che le molecole hanno un loro background elettromagnetico ed esso è in grado di trasferirsi da una molecola all'altra, da una provetta all'altra. Abbiamo poi misurato questi fenomeni per settimane nel sangue dei pazienti, estraendo e misurando la parte liquida del plasma umano. La maggior parte degli agenti patogeni, i batteri ma anche i virus,  incluso l'HIV, producono questi segnali. Noi li abbiamo mappati, con molte tecniche di disamina differenti, e quelle che abbiamo visto è congruente con tutto quanto ho appena esposto".
Occorre ovviamente raffinare l'interpretazione di questi fenomeni - hanno precisato gli esperti presenti al congresso - ma quello che è certo è che rispetto agli esperimenti di Benveniste sulla memoria dell'acqua degli anni '80, si è ora in grado di fare degli esperimenti e poi di ripeterli, esperimenti che hanno il requisito della  riproducibilità e quindi scientificamente attendibili. Tutto ciò potrebbe aiutare ad uscire dalla logica del "tanto più alto è il dosaggio del farmaco, tanto più efficace è la terapia" - ha poi aggiunto Montagnier - ed aprire nuove interessanti prospettive terapeutiche basate su paradigmi differenti da quelli indagati fino ad oggi.
All'intervento del Premio Nobel è seguito un interminabile applauso di diversi minuti, ed i contenuti della sua relazione sono stati commentati "a caldo" in modo estremamente positivo da molti accademici presenti, con parole come "innovativo, entusiasmante, questa è la medicina del futuro", come confermato dal breve videoclip scaricabile all'indirizzo internet www.youtube.com/gunatv





Brevi note sul mimetismo molecolare ed omeopatia


            Ti pregherei di porre la massima attenzione su questo argomento perché è di estrema importanza in quanto permette di poter formulare un modello validissimo  in grado di interpretare il meccanismo che sottende il costituirsi di ogni processo cronico:dalle allergie alla sclerosi multipla, al diabete 1 e 2, alle gastriti, epatiti croniche, patologie cardiovascolari, rettocolite ulcerosa,  le patologie neurologiche( parkinsonismo, Alzheimer comprese quelle dell’occhio) e tutte quelle che oggi sono ancora definite idiopatiche. Potrebbe essere anche uno dei fattori correlati allo sviluppo dei tumori. Tutta la ricerca in campo medico è inficiata purtroppo dalla mancanza di un modello di riferimento relativo alle patologie croniche, anche perché, credo, questo ritorni utile a molti
Una volta che questo meccanismo si è attivato, cioè la formazione di anticorpi specifici, cioè le IgG, queste continuano ad essere prodotte, anche in assenza dell’agente infettivo che ha innescato questo meccanismo autoimmune perverso, in quanto vanno a scaricarsi sulle strutture molecolari simili, e quindi perdura la loro produzione. Una volta attivatosi un tale  meccanismo questo perdura per tutto il resto della vita  determinando una degenerazione della salute in maniera irreversibile più o meno lenta o veloce favorendo una morte prematura.
 Se non ci fosse  questo  mimetismo molecolare l’uomo camperebbe fino a 120 spegnendosi come una candela, ma senza processi degenerativi a livello fisico e psichico.
La manifestazione più evidente di questo meccanismo lo si ritrova infatti nelle dermatiti. Queste si sviluppano come conseguenza di una similitudine molecolare tra gli antigeni soprattutto degli streptococchi con una struttura molecolare simile alla cheratina e la cheratina dei cheratinociti. Per cui gli anticorpi che si  formano contro gli antigeni degli streptococchi aggrediscono anche i cheratinociti cutanei o delle mucose per somiglianza molecolare o reattività crociata. Quindi ogni manifestazione cutanea è pertanto espressione di una patologia interna attivata da un meccanismo infettivo. Questo aspetto è ancora ignorato dai dermatologi che continuano ad usare la pomatina al cortisone e gli antistaminici, ma era stato ben compreso da Samuel  Hahnemann che già dall’inizio dell’800 riteneva che ogni espressione cutanea fosse di fatto un problema sistemico. La maggior parte delle patologie oculari croniche degenerative sono anch’esse immunomediate. Infatti, solo ipotizzando questo meccanismo immunomediato correlato anche al Sistema di Istocompatibilità maggiore o HLA, si può comprendere come una Chlamydia tracomatis delle vie urogenitali può creare delle patologie degenerative dell’occhio, come la cataratto ed il glaucoma.
Oggi, uno dei capitoli più interessanti della ricerca immunologica riguarda appunto lo studio delle somiglianze strutturali tra due molecole diverse. Nel caso dell’artrite reattiva , si è constatato come esista una similitudine tra un costituente dell’organismo, chiamato HLA-B27, e alcuni agenti infettivi, batterici o virali. Questa somiglianza comporta una risposta immunitaria (innescata dall’agente infettivo) che si indirizza verso una duplice direzione: il microrganismo e la porzione simile dell’HLA. Un fenomeno del genere è conosciuto in immunologia con il termine di mimetismo molecolare ed è coinvolto nella patogenesi di molte malattie autoimmuni, comprese le artriti reattive La somiglianza strutturale, in questo caso, deriva da una sequenza di aminoacidi in comune tra le due catene proteiche. Il mimetismo molecolare è fortemente condizionato dalla struttura, ma può essere anche studiato per la conformazione spaziale delle proteine, e quindi per la loro funzione.
Un altro esempio è fornito dalla yersinia enterocolitidis, la quale, per esercitare la sua azione patogena, deve ancorarsi ad alcune strutture dell’organismo ospite. Ebbene, il recettore della yersinia non è altro che il recettore del TSH (l’ormone ipofisario che stimola la tiroide). Ora, se entrambe le strutture (batterio e ormone), sono in grado di legarsi alla stessa molecola, ciò significa che sono molto simili nella forma. Questa similitudine comporta due conseguenze fondamentali: a) gli anticorpi prodotti nei confronti del batterio reagiscono e si legano anche  al recettore del TSH; b) tali anticorpi vanno ad occupare il recettore, antagonizzando il legame con l’ormone. Il risultato di questo processo è una forma di ipertiroidismo, dovuta ad una mancata utilizzazione del TSH, cui la tiroide reagisce aumentando la produzione di tiroxina e della tri-iodotironina.
L’unico trattamento in grado di neutralizzare questo meccanismo cronico si basa solo, o su immunofarmaci, cioè,anticorpi monoclonali, con un’azione puntuale, ma in forma omeopatizzata o meglio con i rimedi omeopatici individuati da Hahnemann e descritti nei suoi sei volumi del Trattato delle Malattie Croniche, con un’azione più ampia e più complessa. Pertanto la guarigione nei confronti di una patologia cronica innescata, ad esempio, da una Chlamydia tracomatis sarà determinata oltre che dalla scomparsa della sintomatologia ma soprattutto dalla negativizzazione degli anticorpi specifici  contro la Chlamydia rappresentati dalle IgG.
Il criterio adottato dal gruppo di medici che seguono un orientamento del genere, e di cui faccio parte da circa sette anni, consiste pertanto nel ricercare gli anticorpi del tipo IgG di quegli agenti infettivi innescanti le varie patologie croniche. L’individuazioni di tali agenti viene ricercata sui siti internet dedicati alla medicina e, precisamente, Pubmed o Medline. In questi siti si ritrovano migliaia di ricerche, effettuate a livello mondiale, in cui si mettono in relazione le varie patologie croniche con i rispettivi agenti infettivi attraverso la positività delle rispettive IgG. In seguito si ricercano quei rimedi omeopatici corrispondenti per similitudine ai rispettivi quadri clinici. Rideterminando gli anticorpi corrispondenti si deve riscontrare la scomparsa delle IgG. Quindi queste non rappresentano delle banali espressioni di pregresse patologie prive di significato, ma al contrario sono proprie queste  la causa  e l’espressione delle patologie croniche.  In questo gruppo si fa riferimento anche a nuovi tipi di esami tra cui la Western Blot per l’Helicobacter pylori, pel l’EBV, per la borrelia molto più ricchi di informazione. Si ricerca anche la tipizzazione ad alta risoluzione delle molecole di classe I e II dell’HLA, da cui dedurre la costituzione e la suscettibilità di un individuo a specifiche patologie.